Un altro minorenne, anche se ancora per pochi mesi. Autore, finora senza troppa fortuna, di musica trap con tanto di «nome di battaglia», ma probabilmente anche bisognoso di denaro (per la droga?) da uccidere a sangue freddo uno sconosciuto nella sua casa. Lunedì sera i carabinieri del nucleo investigativo di Como, i loro colleghi del Reparto Crimini violenti del Ros insieme alla Procura dei minori di Milano hanno firmato il fermo per omicidio volontario e rinchiuso nell'Istituto penale per minorenni «Cesare Beccaria» di Milano il presunto responsabile dell'omicidio di Candido Montini, pensionato 76enne ed ex vicesindaco di Garzeno, sulle montagne comasche della Valle Albano, ucciso con una ventina di coltellate nella sua abitazione della frazione di 110 abitanti di Catasco, il 24 settembre scorso. Si tratta appunto di un ragazzo italiano di 17 anni e nove mesi, residente con i genitori non lontano dalla casa del morto con il quale addirittura - anche se un po' alla lunga, come accade in tanti piccoli centri - la sua famiglia risulta imparentata. Il giovane, che continua ostinatamente a negare ogni addebito, avrebbe ucciso il 76enne durante una rapina degenerata. L'interrogatorio di garanzia si terrà stamattina in carcere.
Ieri mattina gli abitanti di Garzeno e Catasco si sono svegliati sconvolti, ma in un certo senso anche sollevati: da circa 4 settimane infatti nessuno in paese riusciva più a prendere sonno pensando che nella minuscola comunità si nascondeva un assassino. Era chiaro sin dall'inizio infatti che l'omicidio di Montini era maturato lì, tra le montagne e i suoi pochi abitanti. Quelle coltellate che avevano ucciso l'ex vicesindaco erano troppe perché, si pensava, chi che le aveva sferrate non fosse stato armato, prima che della lama, da un risentimento di qualche tipo.
Lunedì mattina all'alba quattro vetture dei carabinieri sono partite da Como e, raggiunto Catasco, hanno prelevato il 17enne, figlio unico di una coppia del posto. Il ragazzo è stato raggiunto a Como dal legale di fiducia e dai genitori. L'interrogatorio è iniziato alle 7 e si è concluso intorno alle 22, quando è scattato il provvedimento di fermo a carico del ragazzo. Nel frattempo il padre e la nonna del giovane hanno parlato brevemente fuori dalla caserma con i giornalisti in un clima di grande nervosismo. Il genitore ha difeso il figlio, escludendo qualsiasi sua responsabilità. «Male non fare, paura non avere», ha detto l'uomo alludendo all'innocenza del suo ragazzo. La nonna ha garantito che il nipote, nelle ore in cui si consumava il delitto, era a scuola di guida per la moto.
Decisiva a incastrare il minorenne sarebbe stata una traccia di Dna trovata sulla scena del crimine. Esattamente una settimana fa infatti i carabinieri avevano iniziato a mappare tutta la popolazione di Garzeno, partendo proprio da Catasco, per trovare una corrispondenza con le tracce rinvenute sulla scena del crimine.
Gli investigatori dell'Arma conoscevano la via di fuga presa dall'assassino di Candido Montini. Una stradina pedonale che passa tra le case e vecchie legnaie. E proprio lungo quella via di fuga avevano trovato dapprima il portafogli della vittima, quindi il coltello utilizzato dall'assassino. Un coltello da cucina, tutto in metallo, anche l'impugnatura. E proprio la conformazione dell'arma potrebbe aver tradito il presunto omicida.
Che nell'infierire contro la sua vittima si sarebbe procurato una ferita al palmo della mano. Il suo sangue sarebbe quindi stato trovato in casa del pensionato, mentre altro Dna corrispondente era sul cancelletto che l'omicida avrebbe scavalcato per raggiungere e poi lasciare l'abitazione del morto
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