L'abuso della custodia cautelare. Un'arma nelle mani dei pm che può condizionare le elezioni

Il caso del governatore ai domiciliari senza prove diventa emblematico della giustizia a orologeria

L'abuso della custodia cautelare. Un'arma nelle mani dei pm che può condizionare le elezioni
00:00 00:00

La domanda è se un Governatore o qualsiasi altro uomo politico che ricopre una carica istituzionale debba essere sottoposto a custodia cautelare alla vigilia di elezioni o no? Naturalmente a seguire la retorica qualunquista che in questi anni si è assicurata adepti e seguaci tra intellettuali, media e gente comune non deve esserci nessuna differenza tra un eletto e un cittadino qualsiasi visto che davanti alla legge dovremmo essere tutti uguali. E all'apparenza è così. Solo che arrestare un personaggio che ricopre cariche di governo importanti oppure un leader di partito finisce per condizionare, in un modo o nell'altro, l'esito del voto. Insomma, è un atto dirompente che interviene nel meccanismo democratico e lo condiziona.

Ora se l'arresto avviene in flagranza di reato passi anche se è opinabile. Ma nel caso di Giovanni Toti che è il bersaglio di un'indagine che va avanti da quattro anni è difficile dare una ratio, un senso alla custodia cautelare. Tantopiù che a guardare tutto ciò che è emerso dall'indagine, non c'è neppure l'ombra della cosiddetta pistola fumante, cioè di quella prova schiacciante che dovrebbe zittire tutti anche i garantisti tutti d'un pezzo.

E in questo quadro il rebus diventa tragico per chi ha a cuore la nostra democrazia. Dicevamo che siamo tutti uguali di fronte alla legge e sicuramente lo siamo nei diritti, ma rispetto alle conseguenze di un provvedimento che colpisce un politico se si ha un minimo di onestà intellettuale bisogna ammettere che non è così. Pensate al difficile bivio in cui si trovano ora i magistrati genovesi che hanno il Governatore agli arresti domiciliari senza il becco di una prova al di là di quattro anni di verbali con espressioni da «slang da faccendiere»: se lo tengono in carcere eppoi dopo le elezioni il «caso» si smonta dovranno rendere conto non ai loro superiori ma all'opinione pubblica di un comportamento che in un modo o nell'altro, poco o tanto, ha inficiato il voto in termini negativi per quelle forze che sono alleate al politico Toti; se, invece, lo libereranno ora è evidente che una scelta del genere finirebbe per favorire elettoralmente tutti i partiti che sono legati proprio al Governatore.

Si sono messi in croce da soli perchè qualsiasi decisione prenderanno non sarà mai neutra. È impossibile che lo sia. Ma in realtà è proprio l'indagine a non essere mai stata neutra specie per quanto riguarda all'uso della custodia cautelare. Il rischio di reiterazione del reato, infatti, è connesso proprio alla possibilità che quei finanziamenti da parte di privati - ripetiamo pubblici e tracciabili - di cui Toti ha goduto potessero ripetersi di fronte ad una nuova scadenza elettorale. Si tratta di una motivazione squisitamente politica, cioè l'appropinquarsi del voto e l'attività politica che l'interessato avrebbe potuto svolgere, la ragione per cui il Governatore è agli arresti. Per dirla in breve, quindi, l'obiettivo del provvedimento al di là delle argomentazioni usate è stato, appunto, quello levare di mezzo il personaggio Toti prima del voto. Una mezza perversione politico-istituzionale consumata in punta di diritto.

Ci ritroviamo, quindi, di nuovo a quel crocevia delicato in cui la giustizia incrocia la politica. È capitato spesso negli ultimi anni: basta pensare alle inchieste su Matteo Salvini e a tutto il caso «Open» che ha tirato in ballo Matteo Renzi. Cioè inchieste «politiche» che irrompono nel gioco democratico e che in questo caso scientemente, visto che logica dichiarata dei Pm richiama esplicitamente la «giustizia ad orologeria», condizionano una scadenza elettorale. Si pone, quindi, una questione generale che va oltre il «caso Toti» e che in questi anni si è posta più volte in termini drammatici: come evitare che le iniziative giudiziarie possano influenzare il voto, come si può garantire l'autonomia della magistratura dalla politica e nel contempo l'autonomia della politica dalla magistratura. Sembra un gioco di parole ma è una questione delicata che anche i nostri padri Costituenti si erano posti.

E quell'esercito che si muove contro il premierato al grido «la Costituzione è intoccabile», dovrebbe riflettere sul fatto che finora l'unica cosa che è stata cambiata della nostra Carta riguarda l'immunità parlamentare. Ora ci possono essere altri modi, ma quel «buco» normativo lasciato aperto va riempito. Solo che per farlo la nostra classe politica dovrebbe dimostrare il coraggio che da tempo non ha.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica