L'accordo (di minima) in Europa. "Embargo sul carbone russo". Usa e Gb bloccano i conti esteri

È una crepa, visibile e netta, in attesa di vedere se a crollare sarà l'intero muro sotto i colpi di piccone delle sanzioni a Mosca

L'accordo (di minima) in Europa. "Embargo sul carbone russo". Usa e Gb bloccano i conti esteri

È una crepa, visibile e netta, in attesa di vedere se a crollare sarà l'intero muro sotto i colpi di piccone delle sanzioni a Mosca. Gli orrori di Bucha hanno fatto cadere le ultime resistenze europee, in particolare quelle della Germania: d'ora in poi, e fino a nuovo ordine, sarà vietato importare carbone russo. È la prima messa al bando di una materia prima che fa rima con energia, un terreno su cui finora Bruxelles si era mossa con la prudenza di chi sa di dipendere dalle forniture russe.

Si rompe così un tabù con un'unità di intenti, spesso assente a livello comunitario, che fa assumere alla decisione un peso politico ancora maggiore. Anche perché è accompagnata da altre misure di ritorsione che la Commissione Ue quantifica in quasi 20 miliardi di l'euro l'anno. Quattro miliardi di minori introiti per il Cremlino, secondo i calcoli della presidente Ursula von der Leyen, dovrebbero derivare dal ban imposto sui 75 milioni di tonnellate di carbone che l'Europa comprava dai russi. La cifra, in base alle quotazioni attuali, potrebbe però essere più alta e arrivare fino a 15 miliardi. Questo è il pilastro principale del quinto pacchetto di sanzioni che comprende anche il blocco totale alle transazioni con quattro delle sette banche già escluse dal sistema di pagamenti Swift, e tra queste la seconda più importante della Russia, Vtb.

Inoltre, sarà impedito l'accesso di navi russe nei porti Ue, oltre all'impossibilità di esportare in Russia una serie di prodotti tra cui computer quantistici, semiconduttori avanzati, equipaggiamenti per trasporti per un valore di 10 miliardi. Obiettivo, degradare ancora di più la base tecnologica e la capacità industriale di Mosca. Frontiere chiuse anche all'import di legno e cemento, pesce e liquori (in ballo cinque miliardi), nonché uno stop generalizzato della partecipazione delle imprese russe ad appalti pubblici negli Stati Ue e l'esclusione da qualsiasi sostegno finanziario europeo o degli Stati Ue.

Lo scopo di questa escalation ritorsiva è evidente: «È importante mantenere la massima pressione su Putin e sul governo russo in questo momento critico - ha spiegato von der Leyen - I quattro pacchetti di sanzioni hanno colpito duramente e limitato le opzioni politiche ed economiche del Cremlino. Stiamo vedendo risultati tangibili. Ma chiaramente, alla luce degli eventi, dobbiamo aumentare ulteriormente la nostra pressione».

Il già variegato ventaglio di misure punitive potrebbe essere arricchito da uno step successivo che riguarda ancora il capitolo energia, con sanzioni calibrate sul petrolio, che rappresenta il 25% delle importazioni di greggio europee. La leader della Commissione Ue ha rivelato che i tecnici sono già al lavoro per mettere in pratica le idee di alcuni Stati membri. Le ipotesi sul tavolo riguardano l'introduzione di tasse, oppure di canali specifici di pagamento come conti di deposito a garanzia (escrow account). Resta invece fuori dal tavolo un eventuale messa al bando del gas per le ricadute pesantissime che avrebbe sull'Italia e la Germania, anche se un diplomatico europeo ricorda che in questo caso mai dire mai, dipende da come si mettono le cose in Ucraina.

Mentre la Gran Bretagna ha congelato 350 miliardi di dollari di riserve estere russe, il default di Mosca si avvicina dopo che ieri gli Stati Uniti hanno vietato alla Russia di ripagare i suoi debiti con i dollari detenuti nelle banche statunitensi.

È un cerchio che si stringe attorno a Vladimir Putin, deciso però a non alzare bandiera bianca: «L'Occidente sta cercando di scaricare i propri errori economici sulla Russia». Alla luce delle nuove sanzioni, il capo del Cremlino ha affermato che la Russia dovrà essere «più prudente» con le esportazioni di cibo, «specialmente verso i Paesi ostili».

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