"Le lacrime dei migranti". La lezione (non richiesta) della Fornero agli italiani

L'ex ministro usa il pianto di gioia degli Azzurri per attaccare la politica machista: "Le lacrime che dovrebbero smuoverci sono quelle dei migranti". E scorda le sofferenze degli italiani

"Le lacrime dei migranti". La lezione (non richiesta) della Fornero agli italiani

Chi avrebbe mai potuto scrivere un elogio del pianto se non lei, Elsa Fornero, la fu ministro del Lavoro che si abbandonò alle lacrime nell'annunciare, insieme all'allora premier Mario Monti, le dure riforme imposte all'Italia dall'Unione europea? Sulla Stampa di oggi ha profusamente tessuto le lodi dei campioni che domenica, a Wembley, si sono commossi. Non solo gli Azzurri vincitori, ma anche gli inglesi piegati ai calci di rigore. E poi Matteo Berrettini che, nonostante la sconfitta, è uscito da Wimbledon a testa alta. "Le lacrime vengono dal cuore e non dal cervello", ci ricorda facendo sue le parole di Leonardo da Vinci. Il tutto per invitare i politici a "riscoprire le emozioni e a diventare più umani", ma soprattutto per impartire agli italiani l'ennesima lezioncina non richiesta: "In quest' oceano di lacrime quelle che dovrebbero soprattutto smuoverci sono quelle dei migranti gettatisi da qualche barcone sul punto di affondare".

Era il 2011 e, sebbene per la Fornero sia ormai acqua passata, molti esodati ricordano ancora con amarezza quell'improvvida incursione nel nostro sistema previdenziale. Fortunatamente oggi il Belpaese sta vivendo un clima di profonda rinascita e guarda al futuro prossimo con maggiore speranza di quanto non abbia potuto fare nell'ultimo anno e mezzo. La vittoria degli Azzurri a Wembley contro un'Inghilterra agguerrita e determinata a tutto pur di portare il titolo a casa viene vista da molti analisti come l'immagine simbolo di una nuova ripartenza. Ne abbiamo tutti bisogno. Dopo i quasi 130mila decessi da Covid-19, dopo la fallimentare stagione giallorossa, dopo la crisi economica che ha attaccato il sistema Italia alle fondamenta. Quell'urlo liberatorio dopo l'ultima parata di Donnarumma e quella coppa alzata nel cielo inglese sono l'inizio di un sogno.

Di questo momento di gioia la Fornero ha voluto cogliere il pianto liberatorio a cui si sono abbandonati i nostri. Mancini e Vialli, soprattutto. Ma non solo. Ha sottolineato anche "le lacrime stizzite dei perdenti". Anche quelle non piante, trattenute in gola fino all'ultimo. Quelle di Berrettini, quelle dei tifosi londinesi, quelle "vere o finte, dignitose o disoneste". Insomma: tutto e il contrario di tutto. Addirittura è arrivata a sostenere che le lacrime che più dovrebbero smuoverci "sono quelle dei migranti gettatisi da qualche barcone sul punto di affondare, senza riva o barca di salvataggio in vista", le "gocce di terribile dolore che si confondono nell'acqua del Mediterraneo, rendendola più salata". L'unico pianto che s'è dimenticata di citare, vorremmo far notare, è il dolore silenzioso dei familiari delle vittime del Covid. Possibile? Nell'ultimo anno e mezzo troppe persone hanno pianto lontano dalle telecamere, magari fuori da un ospedale o richiuse in casa senza i propri cari o, ancora, dietro alla saracinesca di un ristorante in fallimento. Eppure la Fornero non sembra essersene accorta, se non per dire che la pandemia potrebbe farci "riconsiderare il ruolo delle lacrime" e "diventare più umani".

Non si è invece dimenticata di propinarci di nuovo la solita minestra buonista sui migranti. E non ha mancato di inviare un consiglio (non richiesto) ai machisti della politica che in questi anni hanno esibito "poco cuore" e "poco cervello". Non li nomina mai i leader della destra (Matteo Salvini, in primis) ma è loro che ha in mente nella sua reprimenda. Niente di nuovo sotto il sole.

Ma dimenticare le sofferenze dell'ultimo anno e mezzo per riportare l'attenzione del lettore ancora (e unicamente) sul dramma dell'immigrazione clandestina è fuorviante e profondamente ideologico. Oltre che incomprensibile.

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