Le lacrime di Tajani acclamato segretario. "Sì, io ci credo..."

Gli azzurri uniti si affidano alla guida del vicepremier. "Resteremo la pietra angolare della politica italiana, leali ma distinti dagli alleati". Sondaggio: Fi all'11%

Le lacrime di Tajani acclamato segretario. "Sì, io ci credo..."
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Il soldato Antonio Tajani non vuol essere generale. «Gradi e pennacchi - dice - non mi entusiasmano». Ma, soprattutto, crede che Forza Italia «non possa mai più avere un presidente», dopo Silvio Berlusconi. Di fronte al Consiglio nazionale degli azzurri, il primo dopo la scomparsa del leader e fondatore, propone di prendere sì la guida del partito, ma come segretario nazionale.

Non è questione di termini, ma l'estremo omaggio al Cavaliere con il quale lui ritira la maglia. Un gesto di umiltà e di rispetto profondo per un maestro di cui Tajani non vuole e non può prendere il posto. Il suo è diverso, quello di «un militante di Fi» che raccoglie l'eredità berlusconiana per realizzare il suo progetto politico. «Io ci credo», giura. Mentre parla, alle sue spalle troneggia il vessillo degli azzurri, l'immagine dell'ex premier, il suo nome con il titolo di presidente. Nessun altro lo sarà dentro al suo partito, lo anche l'inno: «C'è solo un presidente, c'è solo».

Avviene tutto all'unanimità nell'assemblea del 213 delegati che si riunisce in un grande hotel romano. Grande commozione, emozione, nel lunghissimo applauso che Tajani sollecita dall'uditorio e sembra non finire più. A lui vengono le lacrime agli occhi più quando ricorda Silvio che quando viene eletto da tutti segretario - come chiede - e lo sarà fino al congresso del 2024. Passa all'unanimità anche l'altra sua proposta, di riconoscere ruolo e nome di Berlusconi nello Statuto di Fi. In un video che non si aspettava Tajani si rivede giovane accanto a Silvio, che gli riconosce di «non aver mai sbagliato una dichiarazione», di avere le doti per essere il suo braccio destro. Diverse occasioni, in cui è chiara la designazione del Cavaliere.

Ma il vicepremier e ministro degli Esteri ha una seconda sorpresa (l'aveva promesso che ce ne sarebbero state) ed è l'endorsement della famiglia Berlusconi. Un messaggio in cui i figli di Silvio scrivono: «Carissimi, grazie per l'appoggio e la vicinanza che avete sempre dato al nostro caro papà. E grazie per tutto ciò che da oggi farete per continuare a far vivere gli ideali di libertà, di progresso e di democrazie che hanno sempre contraddistinto il suo pensiero e le sue azioni. Un abbraccio grande a tutti con i migliori auguri di buon lavoro». Tajani legge, la voce si incrina, ed è chiaro a tutti che la famiglia Berlusconi è totalmente al suo fianco nel momento in cui prende le redini del partito. Se qualcuno covava velleità divisive deve fare i conti con questa realtà, la designazione del Cavaliere e dei suoi.

Al suo fianco, sul palco, ci sono le diverse anime del partito, dall'amico capogruppo alla Camera Paolo Barelli alla presidente dei senatori Licia Ronzulli, con la quale si è misurato in passato. In sala, come annunciato, non c'è Marta Fascina, ma sostengono Tajani i tre a lei legati, Sorte, Benigni, Ferrante e tutti sembrano decisi a mostrarsi uniti.

«Guidare Fi - confessa più tardi il neosegretario azzurro ai giornalisti - è un'impresa davvero complicata, perché non ci sarà mai nessuno come lui. Ma adesso tutti insieme dobbiamo rendere onore a quello che ha fatto e non disperdere tutto il patrimonio che ci ha lasciato, come una grande eredità che noi abbiamo, e guai se i figli disperdono l'eredita del padre!».

Tajani nel suo discorso parla dei «valori in cui credo e crediamo tutti assieme», cita il garantismo per «concludere la nostra rivoluzione liberale», con una separazione delle carriere, che non è contro i magistrati. Con la coerenza, dice, si fa crescere il partito. «L'ultimo sondaggio che ho ricevuto ci dice che siamo all'11% - commenta, riferendosi a quello di Tecnè Fi alle prossime europee guarda al grande partito dell'astensione. Noi vogliamo essere il centro, la pietra angolare del sistema politico italiano, e vogliamo essere il centro del centrodestra. Siamo alleati ma siamo diversi dai nostri alleati. Non intendiamo rinunciare alla nostra identità, ma far sì che la nostra identità rafforzi l'azione del governo». Dunque, Fi sarà «sempre leale alla coalizione di governo ma distinta».

L'obiettivo sono le elezioni europee di giugno 2024 e allora si correrà con il proporzionale, ognuno per sé. Accanto a Tajani, ex presidente del parlamento europeo, il presidente del Ppe, Manfred Weber, lo ringrazia per la sua «leadership» e sottolinea: «Fi è il centrodestra in Italia. Fi è il Ppe in Italia.

Sono fiducioso nel futuro perché conosco Fi e la sua gente e la loro motivazione. Le radici cristiane ci guidano. Questa parola appartiene molto al presidente Berlusconi: libertà. Solo Fi e un forte Ppe possono guidare l'Ue. Forza Italia Forza Europa».

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