La ladra rom trasformata in vittima

Ci sono delle notizie che finiscono per fare delle capriole senza senso e raccontare tutt'altra realtà. È accaduto, per esempio, in questi giorni a una fermata della metropolitana di Roma. Una ladra di etnia rom, come ce ne sono tante sui vagoni capitolini, ha provato a mettere le mani in tasca alla persona sbagliata. Sebbene fosse già stata fermata dai vigilantes, si è presa una scarica di botte da uno dei presenti ed è così diventata la bandiera degli anti razzisti che, in men che non si dica, l'hanno trasformata in vittima. fotogramma - silvestri - SGOMBERO DEL CAMPO ROM DI VIA DIONE CASSIO Non importa che la rom abbia usato una bimba piccola, tenuta in braccio, per avvicinarsi e derubare un malcapitato. Non importa che il tentato furto sia l'ultimo di un'infinita lista di colpi messi a segno nella metropolitana capitolina. Non importa nemmeno che, dopo essere stata fermata dai vigilantes e pestata dall'esagitato giustiziere, la ladra sia stata rimessa in libertà come se non fosse successo nulla di grave. Gli occhi di tutti si sono infatti concentrati sulla giustizia fai da te (per deprecarla ovviamente) e su una giornalista che, intervenendo per difendere la rom, si è presa pure qualche parolaccia. Lungi dal difendere la “giustizia fai da te”. Non è mai la risposta giusta. Nemmeno quando lo Stato ti lascia in balia di balordi che nove volte su dieci restano impuniti per i crimini che compiono un giorno sì e l'altro pure. Il caso di Roma mette a nudo, ancora una volta, la percezione di insicurezza degli italiani che si sentono abbandonati dalle istituzioni. È quindi sbagliato bollare l'episodio come un caso di razzismo, come hanno invece fatto i giornali progressisti. Ieri il Censis ha portato a galla il malessere di questo Paese: ci siamo “incattiviti”. È un dato di fatto. Ma anziché scavare fino in fondo per capire cosa ci ha portati a questo punto, la sinistra strumentalizza qualsiasi scontro (fisico) con uno straniero o una minoranza per gridare all'emergenza fascismo. È una lettura politica che non riflette la realtà. I danni della microcriminalità sono enfatizzati da una generalizzata percezione di insicurezza che non fa bene a nessuno. L'altro è ormai percepito con sospetto. E questo perché per anni lo Stato non è stato capace di garantire la sicurezza ai propri cittadini. Ora ne paghiamo le conseguenze.

Bollarle come “rigurgito del fascismo” e trasformare una ladra in una vittima significa solo ritardare la ricerca della soluzione e magari ritrovarci, fra qualche anno, in un'emergenza ancora più allarmante. Lo stesso viene fatto con i ladri ammazzati in casa per screditare la riforma della legittima difesa. I due casi sono ovviamente di diversi, ma il modo di strumentalizzarli ha la stessa matrice.

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