Gli ultimi sondaggi lo danno al 4,9% nella corsa alla segreteria del Partito Democratico.
Ma Dario Corallo, trentenne romano ex ufficio stampa del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali all’epoca di Maurizio Martina, è pronto a lanciarsi “a 190 all'ora contro il muro del gotha dirigenziale democratico”. Per dimostrare che quel muro, a parere del giovane candidato alla guida del Pd, si sarebbe sgretolato ormai da tempo.
I dirigenti Dem? “Sono pippe stratosferiche”, dice Corallo a Luca Telese in un’intervista pubblicata sul quotidiano La Verità. E se a qualcuno l’aggettivo appare esagerato, lui è pronto a ribattere rivendicando il turpiloquio come un "progresso" nel rapporto tra il partito e la base: “Ho rotto il patto di omertà con lo spettatore dem? Così si sveglia”. Spara a zero sul Pd, Corallo, come se stesse correndo per la segreteria di un altro partito. Ma si difende dicendo che in fondo questa è “la verità” e “se vuoi ripartire non devi raccontare storie”. La verità secondo Corallo è che il Pd è “un partito che sta morendo”. La prova inconfutabile di questa affermazione, secondo il giovane candidato dem, arriverà con le prossime elezioni europee.
“Ci massacreranno”, pronostica. Del resto, aggiunge, “quelli che abbiamo portato in Parlamento curano gli interessi dell’1% del Paese”. Questo giovane militante politico cresciuto fra l’Eur e il Laurentino si attribuisce il ruolo di portavoce di una base stanca di un gruppo dirigente che ha “deciso in maniera metodica di ignorare la realtà”. Matteo Renzi? Per Corallo è “un bugiardo cronico” che “ha bisogno di galleggiare per rispondere ai suoi finanziatori”. Tra questi, spiega, ci sono British American Tobacco, Moby, Davide Serra. Insomma, lo definisce “un super lobbista”. Secondo Corallo l’ex premier sarebbe pronto ad uscire dal Pd già subito dopo le europee. Vuole “piazzare i suoi fedelissimi in Europa e poi ciao”, rivela. “Deve eleggere due o tre parlamentari suoi, e poi passa con i liberali”, continua Corallo, che è sicuro che Renzi abbia già “simbolo e nome” di un nuovo contenitore meno “logoro” dell’attuale. Ma prima, “succhia l'ultima goccia di sangue al Pd”.
E con Nicola Zingaretti alla guida del partito non cambierà molto. L’unica novità presente al Congresso, insomma, sarebbero lui e il suo gruppo. La Boschi? “Non ha un voto”. Lotti? “Il sicario di Renzi”. Minniti? “Il vero cavallo di Renzi”. Martina? “Il candidato b di Renzi”. Richetti? “Si candida per sopravvivere”. E così via. E sul favorito Zingaretti non ha dubbi: “Il 'modello Lazio' è una cazzata”. Insomma, il governatore della Regione Lazio, secondo Corallo, non avrebbe neppure i voti.
Rimane, quindi, un’unica certezza. Quella di essere “in campo” sapendo di “non vincere”. Poco importa. “Voglio salvare la straordinaria comunità ancora raccolta intorno al partito – assicura - malgrado lo spettacolo penoso dei suoi dirigenti”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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