L'agonia di un sistema fermo a 25 anni fa

"Siamo il solo Paese al mondo in preda a questa sorta di attacco epilettico"

L'agonia di un sistema fermo a 25 anni fa

«Siamo il solo Paese al mondo in preda a questa sorta di attacco epilettico. Cinque governi in quattro anni rappresentano il massimo della decadenza, della inefficienza, della assurda sopravvivenza di un sistema prima logoro e poi disfatto e per nulla rinnovato». Così, con l'amarezza dell'esule, scriveva da Hammamet Bettino Craxi. È passato un quarto di secolo, non è cambiato nulla.

Con la cosiddetta Seconda repubblica sono cambiati i protagonisti della politica, non il sistema. Uniche novità degne di nota sono state l'elezione diretta dei sindaci e l'esorbitante potenziamento delle regioni. Ma a parte l'introduzione di una quota maggioritaria nella legge elettorale e la recente amputazione di un terzo della rappresentanza parlamentare, a livello nazionale tutto è rimasto com'era. L'elezione diretta del capo del governo o del presidente della Repubblica, il potere di nomina e revoca dei ministri, la sfiducia costruttiva, la fine del bicameralismo paritario... Tutte le riforme costituzionali di cui si è parlato sono restate sulla carta. In compenso si sono quasi completamente eliminate le garanzie che la Costituzione riservava agli eletti dal popolo, si è dato il colpo di grazia ai partiti abrogandone il finanziamento pubblico, si è infarcito il Codice penale di fattispecie di reato (abuso d'ufficio, traffico di influenze, concorso esterno...) che sembrano pensate apposta per scoraggiare ogni iniziativa e porre il potere politico alla mercé dell'ordine giudiziario.

La debolezza della politica e la precarietà dei governi (uno ogni 19 mesi) ne conseguono. Ne discende anche la crisi di sistema che un anno fa ha reso necessaria la supplenza di Mario Draghi, ma né Draghi né i leader politici hanno inteso sfruttare l'eccezionalità del momento per metter mano alle storture nel sistema. Capisco che proporre l'avvio di una stagione costituente nel giorno in cui inizia il Gran Ballo in maschera del Quirinale suoni incongruo.

Ma se vogliamo dare un senso «alto» a questo delicato passaggio politico ed istituzionale e un futuro all'Italia sarebbe opportuno occuparci non solo di chi andrà alla presidenza della Repubblica o a palazzo Chigi, ma anche di quali poteri reali disporrà chi ricoprirà tali funzioni e di come assicurare ai cittadini una decente rappresentanza politica e una maggiore efficacia di chi è chiamato ad incarnare la volontà. In caso contrario, come osservava Craxi, non saremmo né alla fine della Seconda né all'alba della Terza, ma nella code paludose della Prima repubblica.

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