L'Aia decide sulla tregua. Israele: "Non ci fermiamo"

La Corte si pronuncia sul cessate il fuoco chiesto dal Sudafrica. Gallant: "Nuove forze su Rafah"

L'Aia decide sulla tregua. Israele: "Non ci fermiamo"
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«La Corte dell'Aia non ci fermerà nella lotta ad Hamas». L'esercito israeliano mette subito in chiaro che Israele non farà alcun passo indietro nemmeno di fronte al più alto tribunale delle Nazioni Unite, la Corte internazionale di giustizia dell'Aia (Cig), dove è sotto accusa per genocidio. Per le 3 di oggi pomeriggio è attesa la decisione dei 15 giudici, che dovranno stabilire se accogliere la richiesta di cessate il fuoco avanzata dal Sudafrica. Le sentenze della Corte sono vincolanti, ma la Cig non ha i mezzi per farle rispettare. A pochi giorni dalla richiesta di mandato di arresto per crimini di guerra ai danni del primo ministro Benjamin Netanyahu e del ministro della Difesa Gallant da parte del procuratore dell'altro tribunale, la Corte penale internazionale (Cpi), e dopo l'annuncio del riconoscimento dello Stato palestinese da parte di Norvegia, Spagna e Irlanda, è forte la sensazione di accerchiamento di Israele, i cui vertici non a caso si sono ricompattati. Israele minaccia «gravi conseguenze» nei rapporti con i tre Paesi europei. E a insistere sulla prosecuzione delle operazioni militari nella Striscia di Gaza è il ministro Gallant: «Stiamo aggiungendo forze aeree e di terra a Rafah» ha annunciato, mentre l'esercito ha precisato di stare avanzando con «operazioni mirate» e non con un'offensiva su larga scala, considerata la linea rossa che gli Stati Uniti non vogliono venga superata.

«La sconfitta di Hamas è interesse comune», ha confermato il segretario alla Difesa americano, Lloyd Austin, nel corso di una telefonata a Gallant. Ma la vittoria sugli integralisti è un obiettivo che va di pari passo con la liberazione degli ostaggi. «Stiamo facendo di tutto per creare le condizioni per il loro ritorno», insiste Gallant, dopo che il Gabinetto di Guerra ha chiesto ai negoziatori di rilanciare i colloqui. Si potrebbe già tornare in queste ore al tavolo delle trattative, in stallo da settimane. Nel frattempo si continua a combattere. I morti sono quasi 36mila, a cui si sono aggiunte ieri le 16 vittime di un raid su Gaza, tra cui 10 bambini. L'Idf annuncia di aver trovato missili e lanciarazzi nel cimitero di Rafah e ha aperto un'indagine interna dopo la pubblicazione del video di un soldato che bruciava il Corano a Gaza.

In attesa che il conflitto finisca, Israele sarebbe già al lavoro per il dopoguerra. Immagini satellitari e testimonianze dirette mostrano come le truppe dell'Idf stiano costruendo basi, prendendo il controllo di strutture civili e radendo al suolo abitazioni, in modo da fortificare il corridoio strategico di Netzarim che taglia la Striscia di Gaza in due, fino al mare in direzione del molo galleggiante americano per l'ingresso degli aiuti umanitari. Secondo gli analisti, si tratta di un progetto su larga scala per rimodellare la Striscia e porre le basi per una presenza militare israeliana, anche se Gerusalemme sostiene che non intende rioccupare permanentemente Gaza. Molto dipenderà dai futuri equilibri politici in Israele. Che restano un'incognita. In attesa dell'arrivo nel Paese di Nikki Haley, l'ex ambasciatrice americana all'Onu sconfitta alle primarie americane e papabile vicepresidente di Donald Trump, Netanyahu finisce di nuovo al centro di polemiche.

L'esercito ha fatto sapere che il premier ha ricevito quattro lettere di avvertimento tra marzo e luglio 2023, in cui veniva messo in guardia delle conseguenze che le contestazioni sulla riforma della giustizia avrebbero avuto sui «nemici di Israele», alimentando la percezione di divisione e vulnerabilità del Paese.

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