I più fortunati sono rimasti in classe con i banchi monoposto e senza mascherina, come previsto dalle linee guida. Ma per lo più, in molte scuole, gli studenti si sono dovuti arrangiare. Chi rimanendo in aula senza alcun distanziamento con le protezioni sul viso, in diversi casi portate da casa, come all'Istituto Petrassi e al Pincherle di Roma, chi al parco, chi in palestra, chi in teatro, chi in Fiera, come a Bologna, chi addirittura in Chiesa, come a Torino, e chi con i banchi sistemati alla cubana, con un alunno sul lato lungo e l'altro su quello corto.
In una scuola genovese, addirittura, in mancanza dei banchi monoposto (ne sono stati consegnati solo l'8%) i bambini di una classe elementare hanno fatto lezione in ginocchio usando le sedie per scrivere. Tutto documentato da una foto pubblicata su Twitter dal governatore della Liguria, Giovanni Toti. All'uscita, dopo i racconti di rito dei ragazzi sul primo giorno di scuola in tempi di Covid, le chat di classe sono entrate in fibrillazione per le doglianze dei genitori. Come previsto anche dal premier Giuseppe Conte alla vigilia, le criticità non sono mancate.
SCUOLE IN RITARDO
Anche nelle regioni dove sono ricominciate le lezioni, ci sono scuole che non erano pronte e hanno lasciato a casa almeno 700mila ragazzi: 200mila nel Lazio (per il presidente dell'associazione presidi, Mario Rusconi, il 5% delle strutture della regione non ha potuto riaprire), mezzo milione in Sicilia e circa 40mila in Liguria. Le questioni aperte sono sempre le stesse: spazi, banchi e insegnanti.
CATTEDRE VUOTE
A Milano e provincia una delle situazioni più critiche. Mancano ancora 5.106 insegnanti, 1 su 5, e di questi 2.065 sono quelli di sostegno. Vuoti di organico anche in Liguria, dove gli studenti non hanno trovato in cattedra un insegnante su 4 e non state assegnate tutte le supplenze di primaria, medie e superiori. Penuria di docenti nelle Marche: alla vigilia della partenza ne mancavano circa 1.300. Complessivamente sarebbero 150mila i supplenti da nominare.
BIMBI IN DIFFICOLTÀ A CASA
Per la carenza di insegnanti di sostegno ieri sono stati rimandati a casa due bambini con disagi: uno di 9 anni che soffre di autismo e che frequenta l'istituto Pio La Torre a Roma, e l'altro con sindrome di Down che ha dovuto rinunciare al suo primo giorno in prima elementare in una scuola della provincia di Pisa dove il 90 per cento degli insegnanti di sostegno ancora non c'è. «Mio figlio da una settimana faceva le prove davanti allo specchio, col grembiule e lo zainetto, felice e impaziente di andare per la prima volta a scuola», denuncia la mamma. Il ministero ha disposto accertamenti.
ASSEMBRAMENTI
Regole rigide dentro, far west fuori scuola. C'è il rischio che certi comportamenti dei giovani vanifichino i sacrifici che si stanno facendo per cercare di ridurre al massimo il pericolo di contagio nelle classi. Già ieri non sono mancate le polemiche per gli assembramenti, di studenti e genitori, che si sono creati davanti a molti istituti. Il molti casi non hanno funzionato gli ingressi scaglionati da cancelli diversi e in orari sfalsati. Assembramenti che tra l'altro si registrano regolarmente, e senza alcuna cautela, negli abituali luoghi di ritrovo.
REGOLE TROPPO RIGIDE
In molte scuole, lamentano le famiglie, i protocolli vengono fatti rispettare con eccessiva rigidità. Gli alunni sono tenuti ad indossare le mascherine anche dove viene garantito il distanziamento e le ricreazioni sono ridotte all'osso, con i ragazzi costretti a rimanere seduti al banco, sempre con la mascherina. Per limitare il passaggio di fogli, alcuni istituti suggeriscono l'uso di computer, che non tutti hanno. Ad alcuni è stato detto che le verifiche verranno corrette dai professori con i guanti e poi fatte «decantare» per due settimane prima di essere riportate.
PALESTRE NEGATE
Con la pandemia c'è il
rischio che le palestre scolastiche vengano negate alle società sportive per fare i corsi pomeridiani. «È una vergogna, hanno messo in competizione l'istruzione con lo sport», tuona il presidente del Coni, Giovanni Malagò.
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