A Lampedusa non si fa in tempo a sgombrare l'hotspot che arrivano altri migranti. È come svuotare il mare con un secchiello. Non basta il piano dei trasferimenti della prefettura di Agrigento, che ha spostato 600 migranti con nave Diciotti della Guardia costiera e 300 in due blocchi da 150 sul traghetto di linea Sansovino e sulla nave militare Foscari, perché per un gruppo di migranti che parte, altri ne arrivano. Senza sosta. E l'hotspot continua a essere off limits.
All'alba di ieri erano sbarcati già in 300 ad affollare la struttura che potrebbe ospitare un massimo di 350 migranti, ma è arrivata anche oltre i 2mila ospiti in questi giorni, come anche due settimane fa, nell'indifferenza dell'Ue (che solo ora si fa viva), peraltro sottolineando, per bocca della portavoce Anitta Hipper, che il suo ruolo è solo di «coordinamento del meccanismo di solidarietà» tra gli Stati membri, che tradotto vuole dire che l'accoglienza non la si può imporre, evidentemente fuorché all'Italia, nei confronti della quale in passato è stata pronta a tirare le orecchie in caso di ritardo nell'autorizzare uno sbarco. La Commissione europea ha aggiunto che «sono in corso contatti quotidiani con l'Italia per la gestione dell'emergenza migranti in particolare per avviare il meccanismo di redistribuzione che è stato approvato di recente ma che non è ancora attivo». E non è certo un mistero, visto che di ricollocamenti non se ne sono visti se non pochi, in barba al grande entusiasmo dinanzi ai recenti accordi di Lussemburgo che promettevano la redistribuzione dei migranti, ma solo su base volontaria, ricalcando quasi pedissequamente quelli falliti di Malta, tranne che nella prevista erogazione di un sostegno finanziario al Paese di primo approdo da parte degli Stati che non vogliono migranti.
Sarebbero diversi i Paesi pronti ad accogliere un totale di 8mila migranti attinti da Italia, Spagna e Cipro, ma questo, oltre a essere uno sforzo infinitesimale a fronte dei quasi 40mila migranti arrivati in Italia da inizio anno, per giunta, almeno ora, resta teoria. Parole al vento secondo il vice sindaco di Lampedusa, Attilio Lucia, commissario cittadino della Lega: «I ricollocamenti sono in discussione dice - ma non c'è la maggioranza tra gli Stati, perciò è una riforma in itinere ma che non sarà approvata. Abbiamo bisogno di bloccare le partenze e garantire, con un controllo in appositi centri africani come chiede la nostra delegazione a Bruxelles, l'arrivo in Europa solo a chi ne ha diritto». Mentre l'Ue sottolinea che «serve tempo» per avviare i ricollocamenti, l'Italia accoglie. E Lampedusa scoppia. E la procura di Agrigento ha aperto un'inchiesta senza indagati né ipotesi di reato sulla gestione del centro da parte della coop Badia Grande. Come se non bastassero barconi e barchini intercettati in mare e condotti su terraferma o che tentano l'approdo autonomo, sono in pressing da giorni le Ong stracariche di migranti, per vedersi assegnato un porto sicuro. In Italia ovviamente.
Dalle Ong sbarcheranno in 1015, per l'esattezza 387 dalla Ocean Viking di Sos Mediterranèe, dopo l'ultimo intervento in mare al largo delle coste libiche, e 439 dalla tedesca Sea Watch 3, dopo delle evacuazioni, tra cui quella di una bimba. Infine c'è la Geo Barents di Msf con a bordo 189 migranti.
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