C'è qualcosa di diabolico e al tempo stesso affascinante in Evgeny Prigozhin. Non bisogna mai dimenticare che si tratta di uno spietato mercenario, assassino senza scrupoli e protagonista con la sua brigata delle peggiori azioni di violenza sul campo. Ma Prigozhin è e resta probabilmente l'unico in grado di tenere per i capelli un dittatore anche più spietato di lui come Vladimir Putin. Non è completamente chiaro quale potere abbia e in che forma lo eserciti, al di là della violenza bruta. Ma il boss della Wagner è riuscito prima a organizzare un quasi colpo di Stato, arrivando indisturbato a 200 km da Mosca. Poi, una volta fatto dietrofront, evidenziando comunque debolezza e imbarazzo dello Zar, ha ottenuto un ricchissimo salvacondotto. Ma proprio quando Putin e il suo entourage fanno la faccia brutta e cercano di mettere Prigozhin all'angolo, anche grazie alla propaganda, emerge che ancora una volta ha vinto lui. Altro che ostracismo e perdita di potere: cinque giorni dopo la marcia dei Wagner, Prigozhin ha incontrato Putin al Cremlino.
La voce circolava da tempo e ieri anche il Cremlino ha dovuto confermarla. Niente fuga, nessun nascondiglio. I due si sono visti il 29 giugno a Mosca durante un meeting con 35 persone, inclusi i comandanti della Wagner. Se pubblicamente Putin ha parlato di vendetta e punizioni esemplari, segretamente ha incontrato i ribelli offrendo loro diverse opzioni per continuare a combattere per lui. Da quanto emerge, sembra che i Wagner abbiano confermato il loro impegno anche se non è chiaro a quali condizioni. Evidente l'imbarazzo di Putin. Anche perché come rivela l'istituto per lo studio della guerra americano, in un esercito russo in difficoltà e con problemi di approvvigionamenti, i mercenari Wagner risultano «più competenti e professionali» dell'esercito regolare.
Non a caso, dopo l'uscita di scena dei wagneriani, si sono ribaltate le sorti della battaglia di Bakhmut. «Il nemico è in trappola e la città viene posta sotto il controllo delle forze di difesa», dicono gli ucraini che sembrano sempre più vicini a riprendere il controllo della città, tanto strategica quanto simbolica. La viceministra della difesa Hanna Malyar conferma: «Le nostre truppe hanno preso il controllo delle principali alture dominanti intorno a Bakhmut». Sono più di 24 i chilometri quadrati intorno alla città riconquistati con i combattimenti che continuano intensi, oltre che a Bakhmut anche nella provincia di Donetsk e a Ovest, in quella di Zaporizhia fino ad arrivare alle città occupate di Melitopol e Berdyansk. Ecco perché Putin, per non perdere ulteriore terreno e arrivare in posizione di debolezza a un eventuale trattativa, ha disperatamente bisogno dei Wagner e del nemico (vero o presunto) Prigozhin. Che in caso di ritorno in campo, troverà senza dubbio il modo di lucrare il più possibile dall'impengo suo e dei suoi uomini.
Intanto, uno dei nemici giurati di Prigozhin, e su questo non ci sono dubbi, il comandante delle operazioni militari in Ucraina Valery Gerasimov, è riapparso in pubblico dopo le voci, sempre più insistenti, di una sua cacciata decisa da Putin in persona. In un video pubblicato dal ministero della Difesa russo, Gerasimov presiede una riunione operativa in cui parla di attacchi da parte dell'esercito di Kiev. Non è chiaro quando sia stato registrato e nemmeno se i ruoli di Gerasimov siano ancora effettivi.
In caso di conferma della sua cacciata, e magari in un secondo tempo anche dell'odiato Shoigu, Prigozhin segnerebbe un altro successo. L'ennesimo, di un uomo che nell'ombra sembra poter manovrare davvero tutto e tutti in Russia.
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