L'Anpi scivola pure sul 25 aprile: "Quel manifesto rifiuta la Resistenza"

L'illustrazione che celebra l'imminente ricorrenza è stato ricoperto di critiche e l'ente è di nuovo finito sotto accusa anche per la linea morbida nella condanna alla Russia

L'Anpi scivola pure sul 25 aprile: "Quel manifesto rifiuta la Resistenza"

L'Anpi scivola pure sul 25 aprile. Ormai l'associazione dei partigiani è così frammentata da riuscire a scontentare persino i propri sodali. In occasione della prossima Festa della Liberazione, l'Anpi ha commissionato all'illustratrice e fumettista Alice Milani il compito di ritrarre un messaggio di pace. Più che di pace, però, è saltato fuori un manifesto di pacifismo di maniera. Contro il quale si sono scagliati gli stessi simpatizzanti dell'ente.

Nel disegno, certamente ispirato alla recente prodezza dell'ignoto che in Piazza San Carlo a Torino ha scritto a caratteri cubitali col gesso una dichiarazione d'amore, c'è un classico scenario da borgo italiano con alcuni partigiani con fazzoletto, tricolore anziché rosso, al collo e circondare la scritta: "L'Italia ripudia la guerra".

Passino le bandiere esposte sui balconi in secondo piano poste in orizzontale che più che il tricolore italiano ricordano quello ungherese (ironico, visto che in Ungheria ha appena trionfato alle elezioni il nemico pubblico della sinistra di tutta Europa: Viktor Orban), ma ciò che non è piaciuto a utenti sul web, eredi dei partigiani e sodali di tutta Italia è il rimando, parziale, all'art. 11 della Costituzione.

Le critiche più feroci si muovono infatti in due direzioni. Molti ricordano all'Anpi la dicitura costituzionale completa: "L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali". Volendo in questo modo lasciar intendere che la scelta dell'Anpi sia dovuta all'ambiguità rispetto alla guerra in Ucraina. In sostanza, lo stesso articolo appena accennato dall'Anpi, condanna di fatto l'attacco della Russia contro un Paese che si sta, con le armi, difendendo.

Siccome non è la prima volta dal 24 febbraio che le posizioni dell'Anpi nella condanna alla Russia vengono giudicate troppo morbide (basti pensare al comunicato diramato sui fatti di Bucha, da cui si sono smarcati sia i circoli di Bologna che quelli di Milano, e che recita: "L'Anpi lo condanna fermamente, in attesa di una commissione d'inchiesta internazionale guidata dall'Onu e formata da rappresentanti di Paesi neutrali, per appurare cosa davvero è avvenuto, perché è avvenuto, chi sono i responsabili"), la scelta anche in questo caso sembra volta a privilegiare un neutralismo che non piace.

La seconda critica è, invece, rivolta alla stessa storia della Resistenza che l'Anpi con questo messaggio è accusata di "rifiutare". "Avete scelto di prendere le distanze dalla Resistenza", fanno notare alcuni, con la maggior parte dei commentatori che ricordano come i partigiani abbiano contribuito alla liberazione tramite la lotta armata. Per estensione, anche in questo caso si vuol intendere comunque la legittimità e il sostegno dello sforzo bellico ucraino ma pure il fatto che i partigiani non fossero affatto pacifisti.

Insomma, l'Anpi è

confusa, e questa non è certo una novità. L'elemento inedito è che, con la guerra in Ucraina, ad essere confusi siano più i sodali che i detrattori. La domanda allora sorge spontanea: l'Anpi rappresenta ancora qualcuno?

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