È poco conosciuta, ma l'Archivio Centrale dello Stato è una istituzione fondamentale, raccoglie tutta la documentazione prodotta appunto dallo Stato, dai verbali del governo in giù (più molto altro): senza, nessun libro di storia potrebbe essere scritto. Ancora meno saranno quelli che conoscono il nome di Andrea De Pasquale, un funzionario, già direttore della Biblioteca Centrale di Roma, e ora nominato dal ministro Franceschini sovrintendente, cioè massima figura apicale, dell'Archivio. Sarebbe una non notizia, se nella calura estiva, e nel mezzo di problemini solo lievemente più importanti, non fosse partita una campagna di delegittimazione del funzionario. A capo dei quali stanno coloro che meglio la sanno fare, i giornali della sinistra: dal «Manifesto» a «Repubblica» e al «Fatto quotidiano», mentre un noto neo rettore molto radical e molto social si è persino dimesso dal Comitato ministeriale per protesta. De Pasquale, dicono «è inadatto per motivi tecnici e morali». Tralasciamo i primi perché secondari e concentriamo su quelli «morali»: in sostanza gli viene imputato di non essere abbastanza antifascista. Si, avete letto bene. Perché passeggiava per le stanze della Biblioteca Nazionale con il braccio destro alzato? No, perché ha osato far acquisire alla Biblioteca il fondo archivistico di Pino Rauti: una personalità di enorme importanza nella storia della destra italiana, e quindi del paese, oltre a possedere un gran rilievo intellettuale. Si possono non condividere molte o tutte delle sue idee, ma dal punto di vista storico il suo archivio è fondamentale. O forse per «Repubblica» e «Il Fatto» bisogna distruggere la memoria di chi non era abbastanza antifascista? Sarebbe talebanismo storico, no? Non solo De Pasquale ha osato acquisire l'archivio Rauti ma avrebbe accompagnato l'iniziativa con parole elogiative: e già, perché di solito si presenta l'acquisizione di un fondo scrivendo che non ha nessun interesse! La vicenda, nella sua evidente pretestuosità, è tuttavia significativa.
Perché ci presenta una sinistra allo sbando, totalmente priva di idee, il cui unico motivo di esistenza è far man bassa di posti, soprattutto nelle istituzioni culturali, che ritiene cosa loro. Non sappiamo cosa pensi e chi voti De Pasquale, ma non è considerato dei loro, e questo basta per chiederne la cacciata: in nome, ovviamente, dell'«antifascismo». Ma questa volta, l'assalto finirà in una scornata.
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