Si chiude oggi a Milano la lunga campagna elettorale per sostenere i cinque referendum sulla giustizia. I radicali danno appuntamento al Centro congressi le Stelline di Corso Magenta per un ultimo confronto pubblico sul delicato tema delle garanzie nelle attività processuali.
Sono tanti, comunque, gli appelli a non disertare le urne. Dalla Lega a Forza Italia, passando per personalità provenienti anche dal mondo dem, politici e parlamentari sottolineano l'occasione storica di migliorare le garanzie costituzionali dei cittadini.
Lo stesso Silvio Berlusconi è tornato sul tema giustizia con un nuovo appello con il quale sottolinea la necessità di «avere una giustizia davvero giusta, efficiente, rapida, severa con chi ha commesso dei reati ma attenta a non incolpare chi non ne ha commessi è una condizione essenziale per vivere in un Paese civile e democratico». Negli ultimi trent'anni, ricorda il leader di Forza Italia, si sono registrati circa 30mila errori giudiziari con mille innocenti che ogni anno finiscono in carcere. «Solo uno Stato che tutela gli innocenti e persegue esclusivamente i veri colpevoli -spiega - è uno Stato giusto e democratico».
Anche Matteo Salvini è tornato a parlare di giustizia e dei referendum. Nel corso di un'intervista su La7 ha citato il caso di Roberto Calderoli. Il vicepresidente del Senato è attualmente in sciopero della fame, ripetendo una consolidata tradizione dei radicali. La Lega da tempo denuncia una scarsa copertura mediatica della campagna referendaria e lo stesso leader ieri commentava: «Magari sono distratto io - commentava ieri durante un comizio a Sesto San Giovanni -, ma non mi sono accorto che fino a oggi dalle massime cariche dello Stato sia arrivato un promemoria agli italiani sul fatto che possono votare i referendum sulla giustizia. Conto che da qui a domenica sia il Presidente della Repubblica sia il presidente del Consiglio si limitino quantomeno a ricordare agli italiani che votare i referendum è un diritto».
Secondo il leader del Carroccio le «televisioni stanno nascondendo in maniera vigliacca e infame i referendum sulla giustizia. È una campagna di censura». «Abbiamo di fronte e dietro un silenzio mai visto - conferma lo stesso Calderoli -, dalle massime Istituzioni, agli organi di stampa e al sistema radio televisivo».
E sulla compatibilità tra referendum e riforma (attualmente in discussione parlamentare il disegno Cartabia) interviene il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto. «Il cammino delle riforme in tema di giustizia e quello dei referendum sono perfettamente compatibili - conferma il parlamentare azzurro -. Lo dice la Costituzione: democrazia rappresentativa e democrazia diretta vanno di pari passo, non c'è alcun antagonismo. Il referendum dà al Parlamento il compito di recepire un principio e, sapientemente, gestirlo».
La battaglia per un sistema giudiziario garantista è portata avanti anche da personalità che non appartengono al blocco di centrodestra. Lo stesso sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, ha annunciato i suoi «cinque Sì».
«Serve equilibrio tra accusa e difesa - dice l'esponente dem -, occorre l'indipendenza dei magistrati e va ripristinata la linea garantista: la mia speranza era che il Parlamento facesse il suo lavoro ma così non è stato e la riforma Cartabia è insufficiente. ll segretario Letta lascia libertà di coscienza per non creare distanze con il M5S. Personalmente il giustizialismo dei grillini è lontano dalle mie idee».
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