"L'assalitore non ci mancherà". E scatta la caccia a Salvini

Il vicepremier attaccato dall'opposizione per le frasi sull'aggressione finita male e per l'intervista al Tg1, dove ha detto: "I magistrati non pagano mai"

"L'assalitore non ci mancherà". E scatta la caccia a Salvini
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Lui si espone, l'opposizione punta il dito contro di lui.

Matteo Salvini è nel mirino della leader del Pd Elly Schlein, della sinistra radicale di Nicola Fratoianni, dei 5 Stelle e pure di una parte del mondo dell'informazione. Ma l'elenco potrebbe continuare: la lunga giornata a Palermo, davanti ai pm che hanno chiesto la sua condanna a 6 anni, poi l'intervista al Tg1, dedicata proprio al processo Open Arms e al caso Albania, con il braccio di ferro fra magistratura e politica sul destino dei migranti, infine i fatti drammatici di Verona. Un giovane africano aggredisce i poliziotti con un coltello e viene ammazzato alla stazione di Porta Nuova. Il leader della Lega commenta secco e duro: «Con tutto il rispetto non ci mancherà. Grazie ai poliziotti per aver fatto il loro dovere».

Parole che certo non si inchinano davanti al mistero della morte, ma sottolineano il clima di illegalità in cui viveva lo sventurato giovane del Mali. Il senatore Franco Mirabelli, vicepresidente del gruppo del Pd, si indigna e replica ruvido: «È un principio elementare di umanità non gioire per la morte di una persona, qualunque cosa abbia fatto, e vedere Salvini festeggiare per la scomparsa di un uomo è una vergogna per il nostro Paese che lui dovrebbe rappresentare. Seminare odio fa male a tutti». Tagliente anche Luana Zanella, capogruppo Avs alla Camera: «Abbiamo ormai fatto l'abitudine ai toni brutali di Matteo Salvini che non perde mai occasione per spargere odio».

Da Verona a Palermo e a Tirana. Salvini davanti ai microfoni Rai va all'attacco, partendo proprio dal procedimento in cui è accusato di sequestro di persona: «Qualora venissi condannato, i giudici si prenderebbero una bella responsabilità, enorme. Il problema dell'Italia non sarebbe tanto mio, ma dell'Italia che ne pagherebbe il conto». E sull'Albania: «Vorrei sapere perchè fra tutti i lavoratori che pagano per i propri errori, i magistrati non pagano mai».

Elly Schlein va giù pesante: «Al Tg1 comizio delirante di Salvini che attacca i giudici che hanno fatto il loro lavoro secondo le leggi e la Costituzione. Rai svilita a megafono di un governo che vuole smontare la separazione dei poteri attaccando la magistratura. Non è possibile, non glielo permetteremo». Sulla stessa lunghezza d'onda Nicola Fratoianni: «Gli italiani hanno potuto osservare uno dei punti più bassi a cui è giunto il nuovo corso della Rai con il comizietto del ministro Salvini contro i magistrati e la sinistra». Certo, è normale che l'opposizione attacchi gli esponenti di punta del governo, ci sta e si è sempre fatto così, ma fa impressione che la sinistra metta in fila tutti queste circostanze senza porsi una qualche domanda critica. Davvero è sempre solo colpa di chi è a Palazzo Chigi e dintorni? In particolare, tutte le analisi diventano atti d'accusa contro Salvini, accerchiato e trasformato in bersaglio per indebolire il governo. Va avanti con questa bagarre anche il cdr del Tg1: «Riteniamo che gli oltre quattro minuti di intervista a Salvini abbiano leso uno dei principi alla base del nostro mestiere: l'equidistanza fra soggetti di cui siamo chiamati ad occuparci». Insomma, da Salvini a TeleMeloni e da TeleMeloni a Salvini. Con la requisitoria dei grillini che si uniscono al coro delle polemiche. «Con il suo folle attacco ai giudici - nota il capogruppo in commissione di Vigilanza Rai Dario Carotenuto - Salvini rappresenta un episodio grave che il primo Tg del servizio pubblico non può permettersi. Salvini ha usato il Tg1 come un palcoscenico». Infine, Angelo Bonelli dei Verdi: «Abbiamo superato ogni limite e siamo oltre il modello Orban.

La televisione si è trasformata nel megafono di questo governo, come dimostrato dal servizio del Tg1 con Salvini». Dichiarazioni e ancora dichiarazioni contro Salvini. Il duello col vicepremier va avanti, in attesa della sentenza di Palermo.

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