L'assassino delle Ramblas ucciso dalla polizia Il suo grido: "Allah Akbar"

Younes riconosciuto a Subirats, a 50 km da Barcellona. Addosso una finta cintura esplosiva

L'assassino delle Ramblas ucciso dalla polizia Il suo grido: "Allah Akbar"

Barcellona «Abatido», è stato ucciso. Quando le agenzie hanno iniziato a lanciare la notizia, verso le cinque di ieri pomeriggio, c'era ancora incredulità e il sospetto che fosse un altro autogol del sistema d'informazione. Trenta minuti di velenosi dubbi e titubanti smentite, poi Younes Abouyaaqoub, 22 anni, il terrorista più ricercato d'Europa, l'autore materiale delle quattordici vittime a Barcellona - tra cui un bimbo di sette anni e tre italiani è stato proclamato morto crivellato dai proiettili dei Mossos, a Subirats, comune a 50 chilometri a est dei Barcellona.

È finita così la vita di Younes, l'imprendibile, vicino a una vigna attigua al chilometro 16,5 della provinciale C-243B, tra le montagne d'Ordal. È stata una donna, abitante nella zona, a riconoscerlo mentre era vicino al centro urbano. La donna, dicendosi sicura al cento per cento, ha chiamato la polizia. Indossava un cinturone esplosivo, poi risultato falso, e alla vista dei Mossos ha urlato a squarciagola in senso di sfida «Allah è grande», mentre gli agenti lo colpivano a quindici metri di distanza, credendolo pronto a farsi esplodere. Younes, il ventiduenne che amava il calcio e le serie tv americane, descritto come timido e introverso, braccato per cinque giorni e sfuggito per ben due volte alla polizia, è morto in una vigna, con il volto schiacciato sulla terra bollente delle cinque di pomeriggio, a pancia in giù, come dicono alcuni testimoni. Aveva il capo girato e gli occhi aperti che puntavano alla montagna coperta di bosco, la zona dove probabilmente si era nascosto negli ultimi giorni. Forse Younes, fiaccato dalla fuga, si era avvicinato al centro abitato di Subirats per rifocillarsi, ma ad alcuni testimoni era sembrato che l'uomo stesse, invece, aspettando qualcuno. Forse un amico o un complice che lo caricasse in auto per portarlo via. Poi, notato dalla donna, Younes ha avuto paura di essere scoperto e si è dato, a piedi, alla fuga attraversando la vigna. In quel momento, sono arrivati cinque agenti che gli hanno intimato di fermarsi, lui si è girato urlando la lode al suo Dio ed è stato freddato. Immediatamente è stato richiesto l'intervento del Tedex per disattivare la cintura esplosiva, rivelatasi falsa. Lo jihadista aveva cinque coltelli nascosti nel giubbotto, ma nessuna arma da sparo.

Al cadavere del terrorista sono state prese le impronte, e confrontate a quelle trovate all'interno del van assassino. Le impronte coincidevano, la descrizione dei tratti somatici del viso pure. Era proprio lui.

La zona di Subirats è stata immediatamente chiusa dalla polizia. Sul luogo è intervenuto anche un elicottero che, dopo i primi accertamenti, ha caricato il cadavere di Younes Abouyaaqoub. Di lui le autorità, dalla mattina di lunedì, avevano diffuso la sua immagine presa dalle telecamere della Rambla. La sua foto era rimbalzata in tutti i telegiornali e sul Web: un uomo di carnagione scura, alto 180 centimetri, vestito con una polo a righe bianche e blu, jeans scuri e scarpe da tennis nere. È stato facile, quindi, per la donne di Subirats, identificarlo e denunciarlo alla polizia, che, in quella zona aveva un posto di blocco attivo.

In serata il presidente della Catalogna, Carles Puigdemont, ha confermato in catalano, spagnolo, inglese e francese l'uccisione di Younes Abouyaaqoub, aggiungendo che alcuni dei resti umani

trovati nell'esplosione di Alcanar appartenevano all'imam Abdelbaki Es Satty. La polizia, intanto, non ha dichiarato chiusa l'operazione. Si cerca ancora un complice, forse l'uomo con cui Younes aveva appuntamento a Subirats.

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