Sulla giustizia si ricompone l'asse tra i due Matteo. Salvini e Renzi provano a far saltare la «riforma Cartabia» del Csm. Il leader di Italia Viva, impegnato in una guerra senza frontiere con i magistrati di Firenze sul caso Open, si gioca tutto nella battaglia sulla giustizia. Il segretario del Carroccio ha abbracciato la causa garantista con i referendum sulla Giustizia e non può concedersi passi indietro. I due Matteo ritornano a giocare di sponda.
La partita si sposta in Parlamento. I numeri di Lega e Italia Viva possono condurre nel passaggio al Senato del «testo Cartabia» in un Vietnam: i loro emendamenti sono una mina sotto la riforma. Pd, Forza Italia e M5S a Palazzo Madama possono contare su 163 voti. Si arriva alla quota 170 con i voti di Leu. Numeri risicati, di poco sopra la maggioranza assoluta. Iv e Lega partono da una base di 78 voti (15 i renziani, 63 i leghisti). Ma gli emendamenti (su sorteggio Csm e stop a porte girevoli) raccolgono adesioni anche in Fi, Pd e Fdi. E dunque il blitz è uno scenario concreto. Ma c'è il dato politico da mettere agli atti: Salvini e Renzi non possono commettere passi falsi. Non possono arretrare. Si sono spinti oltre. Troppo forse. E proveranno con ogni mossa di capitalizzare la trattativa.
Il ministro della Giustizia Marta Cartabia mostra tranquillità. Ma è consapevole degli ostacoli sul cammino del testo verso l'approvazione. Forza Italia, Azione e Pd ufficialmente sono sulle posizioni del ministro. Ma qualche varco potrebbe aprirsi, nel quale gli emendamenti di Lega e Iv possono infilarsi. Riflettori puntati già stamattina in commissione Giustizia alla Camera quando riprenderà l'esame della riforma. Iv e Lega partono da 12 voti a cui potrebbero aggiungersi Misto, Fdi e Azione. Si proverà un'ultima mediazione. Matteo Salvini tiene la tensione alta: «Stiamo lavorando sulla riforma della Giustizia aiutando il ministro Cartabia a fare il meglio per sradicare le correnti, togliere la politica, i partiti e le lottizzazioni dai tribunali. Spero che tutti in Parlamento abbiano la stessa volontà, il 12 giugno c'è un appuntamento importantissimo con i referendum. Lì saranno tutti gli italiani a poter cambiare», commenta dal Vinitaly di Verona. Il giudizio della Lega resta sospeso: «Deve essere chiaro che è una riforma circoscritta ad alcuni temi e che non affronta punti cruciali che stanno a cuore alla Lega per imprimere un autentico e profondo cambiamento di un sistema al collasso. La visione della Lega e di tutto il centrodestra della giustizia è molto distante da quella del centrosinistra e da quella dei 5Stelle; questa è una certezza», ribadisce Giulia Buongiorno.
I segnali di una partita tutt'altro che chiusa arrivano dal Pd: «C'è l'accordo sui contenuti con significativi passi avanti da parte di tutti per giungere a un testo condiviso. Ma ora c'è anche la condizione precisa per centrare l'obiettivo: che siano ritirati gli emendamenti non concordati in maggioranza prima che inizino i lavori della commissione Giustizia alla Camera, e che non si voti contro i pareri di governo e relatori», avverte Anna Rossomando del Pd.
Mentre il grillino Eugenio Saitta, relatore della riforma del Csm minaccia: «Come M5s abbiamo detto alla ministra Cartabia che se questo è l'accordo tecnico sulla riforma noi ci stiamo ma serve un chiarimento politico, altrimenti, se si aprono scenari diversi, la riforma è rischio».
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