Dramma sul lavoro a Ollomont, in Val d'Aosta. Muore nella villa del ministro Cartabia schiacciato da una putrella. Non c'è stato niente da fare per Costantin Obanel, 39 anni di origini romene, morto sul colpo ieri mattina durante i lavori di ristrutturazione dell'autorimessa nell'abitazione estiva del ministro della Giustizia, Marta Cartabia. L'uomo, regolarmente assunto da un'impresa edile di Gignod, è stato colpito dalla trave d'acciaio issata su una gru e precipitata al suolo. Non è chiaro se la barra metallica si sia sganciata dalla gru o se abbia ceduto la benna cui era stata fissata per poi essere sollevata e messa in opera.
Il pm Francesco Pizzato è intervenuto sul posto per il sopralluogo. Dopo aver ascoltato i testimoni e verificato sia la regolarità dei lavori che dell'impresa, il titolare delle indagini ha fatto mettere i sigilli alla villa in attesa della perizia tecnica che dovrà far luce sulle cause dell'ennesima morte sul lavoro. Da verificare se sono state osservate le norme di sicurezza, fra cui le protezioni attorno l'argano. Una strage per i sindacati di categoria che denunciano: «Nei primi quattro mesi dell'anno sono 190 le morti sul lavoro». Il cantiere in casa Cartabia, avviato il 27 aprile, è stato appaltato dal marito del ministro, Giovanni Maria Grava, e riguarda la manutenzione straordinaria del garage esterno. I proprietari dell'immobile, come prevede la legge, sono stati subito avvertiti dai carabinieri.
Immediata la reazione del ministro: «Sono sconvolta e affranta - commenta Marta Cartabia - da quanto appena appreso. Un operaio è morto in un gravissimo incidente sul lavoro nel cantiere della mia casa di montagna ad Ollomont, piccolo comune della Valle d'Aosta. Le autorità locali mi hanno da poco informata, sono profondamente turbata. Esprimo dolore - conclude la Guardasigilli - e personale vicinanza ai familiari della vittima». La Cartabia si è messa in contatto con la Procura di Aosta e con il sindaco di Ollomont, David Vevey. «Mi ha detto di essere partecipe del turbamento dell'intera comunità locale - spiega il sindaco - profondamente segnata da questo grave lutto. Confida che le autorità possano al più presto ricostruire l'intera dinamica dei fatti».
Tutte da verificare, d'altra parte, le cause della morte di Fabio Palotti, l'operaio di 39 anni rimasto schiacciato nel vano ascensore alla Farnesina. Anche lui regolarmente assunto da una ditta incaricata della manutenzione degli ascensori del ministero degli Affari Esteri. La Procura di Roma, che indaga sempre per omicidio colposo, è in attesa di una perizia tecnica sull'impianto e sulla chiostrina dove ha perso la vita l'ascensorista. Un caso dai molti lati oscuri. A cominciare dal programma «manutenzione» dell'impianto stesso. Era stato inserito, come si dovrebbe fare quando si entra nella tromba di un ascensore, o no? Se si, perché non ha funzionato, impedendo l'avviamento a chiamata? Sul tavolo del pm la nota di servizio dei carabinieri: un funzionario sente gridare «aiuto», si rivolge alla sicurezza interna e con i militari viene setacciato il dicastero ma senza risultato. Palotti, probabilmente, è già morto. Secondo una prima ricostruzione l'uomo si trovava sopra la cabina per le verifiche sui cavi.
Partito l'ascensore, cade e rimane intrappolato tra le pareti e la cabina stessa. E il secondo telefonino, quello personale? «L'impianto è sotto sequestro - dicono gli inquirenti -, in attesa del perito non abbiamo toccato nulla».
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