Ministro Mariastella Gelmini, il pacchetto contro la violenza sulle donne porta la firma sua e di tutte le altre rappresentanti del governo: quando saranno gli uomini a preoccuparsi della tutela al femminile?
«È stato fatto un lavoro corale da parte di tutte le ministre e il disegno di legge ha avuto totale condivisione in Consiglio dei ministri. Il contrasto a ogni forma di violenza di genere è prima di tutto un fatto culturale e su questi temi c'è da sempre una sensibilità storica di Forza Italia. Ieri è stato importante anche il segnale che lo stesso premier Draghi ha voluto dare, sedendosi in prima fila durante la conferenza stampa. Non ho dubbi che in parlamento il sostegno al provvedimento sarà trasversale».
Uno dei principali problemi per la prevenzione è la scarsa fiducia nelle istituzioni e quindi il basso numero di denunce: la possibilità di procedere d'ufficio supererà l'ostacolo?
«Sono convinta che la procedibilità d'ufficio, insieme alla tutela di Stato per le vittime, nei casi più gravi, sarà determinante. Dobbiamo uscire assolutamente da una fascia grigia in cui questi crimini si verificano ma non vengono denunciati per paura».
E come saranno protette le donne e i loro figli dopo una denuncia?
«Con la norma si prevede che, nel momento in cui viene acquisita la querela o la notizia di reato, ne venga data comunicazione al prefetto affinché possa disporre, nei casi più gravi, le misure di vigilanza dinamica a tutela della persona offesa. Questa tutela super-accelerata e anticipata può evitare di dover piangere nuove vittime. È di fondamentale importanza che questo avvenga non solo in caso di querela di parte ma anche quando si procede d'ufficio. La vigilanza dinamica è una misura di protezione non invasiva per la donna, non ne stravolge la vita: si tratta della sorveglianza da parte di unità mobili in determinate ore del giorno o in determinati luoghi».
Il braccialetto elettronico e il carcere previsto se viene manomesso vuole impedire che molestie e più gravi violenze proseguano, ma sono disponibili e sufficienti questi strumenti?
«È una verifica preventiva che ovviamente abbiamo già fatto con il ministero dell'Interno: non ci sono problemi né di dotazione né di funzionamento. Questo tipo di misura si è dimostrata la misura più adeguata per prevenire la commissione di violenze e sono convinta che aver previsto la custodia cautelare in carcere per chi manomette il braccialetto indurrà a più miti pensieri i malintenzionati».
Quali sono le altre novità significative?
«Si introduce un'ulteriore ipotesi di fermo, che prescinde dal pericolo di fuga e dalla flagranza; potenziamo gli obblighi d'informazione che sono un pilastro del Codice Rosso; si rende più stringente il percorso di recupero cui è subordinata la sospensione condizionale della pena ed estendiamo l'applicabilità delle misure di prevenzione personali ai soggetti indiziati di alcuni gravi reati di violenza domestica».
Sul piano culturale tutto questo contribuirà a contrastare la mentalità maschilista che giustifica il senso di possesso della donna da parte del suo compagno?
«Sul piano culturale la battaglia prosegue ogni giorno. Ma oggi facciamo un grande passo in avanti».
C'è qualche cosa in più che avrebbe voluto vedere in questo pacchetto?
«No, sono soddisfatta, perché quello che manca sarà inserito in manovra: lì ci saranno le risorse sia per il reddito di libertà che per i centri antiviolenza».
Qual è il Paese d'esempio in questo campo?
«Le misure che andiamo ad introdurre
sono presenti in altri Paesi d'Europa, come ad esempio la Gran Bretagna, che ha una normativa avanzata da questo punto di vista, come è stato evidenziato anche dal rapporto della Commissione del Senato sul femminicidio».
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