Prima le voci di ricovero in ospedale per un problema cardiaco, poi la ricomparsa in una foto scattata in un hotel di Bali per smentire le voci e le indiscrezioni. «I giornalisti occidentali dovrebbero essere più corretti», ha fatto sapere il Ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, 72 anni. In realtà, secondo il governatore di Bali, il ricovero all'ospedale di Denpasar, a pochi chilometri dalla sede del G20, c'è stato, sia pure per «un rapido check up». Ma dopo la pubblicazione della foto è diventata quest'ultima la notizia.
Lavrov (evitato dagli altri partecipanti al vertice, nessuno voleva apparire con lui nella foto ufficiale, che è stata per questo abolita) appare in bermuda mentre sta lavorando su un balcone, in bella vista l'ultimo modello di iPhone, al polso un Apple watch (i russi hanno smentito il dettaglio), sulla maglietta il nome di Basquiat, artista maledetto americano, bisessuale, morto giovanissimo per overdose.
Una sintesi perfetta di cultura decadente a stelle e strisce, la stessa che i nazionalisti russi condannano come «satanica» e contro la quale gli esponenti più nazionalisti del regime hanno proclamato una guerra «santa».
L'immagine è la plastica raffigurazione delle contraddizioni della classe dirigente russa, che come ha detto qualcuno, vorrebbe comandare come Stalin e vivere come Abramovich, inteso come oligarca. È proprio questa contraddittorietà, ha fatto notare Tatiana Stanovaya, politologa russa, rifugiata in Francia, ad aver aperto la prima spaccatura nell'élite politica, una crepa non ancora sufficiente per pensare a un pericolo imminente per il regime ma ora finalmente visibile.
Il punto di accelerazione, dice la Stanovaya, è stata la perdita di Kherson, con la necessità di decidere le prossime mosse. Da una parte c'è la parte più cosmopolita e ricca della classe dirigente, abituata ad assaporare i piaceri e i lussi del mondo occidentale, che vorrebbe tornare allo status quo di prima della guerra.
Dall'altra gli ideologi, meno ricchi economicamente (e quindi con meno da perdere). Questi ultimi sono per una guerra ad oltranza, favorevoli all'uso in Ucraina di ogni arma, senza eccezioni. Gli altri per una politica di cauta apertura alle trattative di pace. Gli uni e gli altri troveranno nuovi argomenti dai dati sul progressivo deterioramento economico del Paese, emersi nelle ultime ore.
Nel mese di ottobre le entrate fiscali (extra gas e petrolio) sono scese del 20%. Per riempire il buco gli extraprofitti di Gazprom sono stati supertassati. Ma ora, con la fine delle forniture all'Occidente, le vendite della società sono calate di un terzo.
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