L'Ecofin di ieri ha approvato il Piano strutturale di bilancio dell'Italia con la sua estensione a sette anni e il programma di rientro del sotto la soglia del 3% del Pil entro il 2026. Si tratta di un passaggio atteso, visto che il ministro dell'Economia, Giancarlo Giorgetti (in foto), ha rispettato la traiettoria di spesa fissata dalla Commissione. Ma, in ogni caso, è un risultato importante considerato che solo 22 Paesi su 27 hanno presentato i piani. I documenti approvati sono stati 20 su 21 (l'Olanda è stata rimandata per via del superamento della traiettoria di spesa), mentre dell'Ungheria si discuterà all'Ecofin di febbraio. E' stato rivisto in scia al palleggio con Bruxelles, con la Commissione in disaccordo sugli assunti economici del Psb ungherese e i relativi risultati. Budapest è venuta a miti consigli, anche considerato che è in procedura per deficit eccessivo.
Tra i Paesi «salvati» spicca in primo luogo la Francia perché la crisi politica ha messo in pausa il normale iter e, dunque, la Commissione ha adottato una diversa raccomandazione, recepita quindi dall'Ecofin. Il tetto massimo di spesa è meno draconiano del precedente (0,6% del Pil nel 2025 invece dello 0% previsto in precedenza) aumentando il tetto del deficit/Pil 2025 al 5,4% dal precedente 5 per cento. La soglia del 3% dovrà essere raggiunta entro il 2029.
Anche la Germania, grande malato economico d'Europa, ha ricevuto un trattamento di favore in quanto potrà inviare il Psb dopo le elezioni del 22 febbraio.
Solo cinque Paesi hanno chiesto l'estensione a 7 anni dell'aggiustamento: oltre all'Italia, Francia, Finlandia, Romania e Spagna, mentre non è escluso che in futuro anche la Germania si accodi (così aveva previsto l'ex ministro delle Finanze Christian Lindner).
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