L'ecologismo è morto. Ma ci è costato caro

L'ecologismo è morto e sepolto. Ma non da ieri. Il voto sulle trivelle ha solo confermato una verità che vale da tre lustri

L'ecologismo è morto. Ma ci è costato caro

L'ecologismo è morto e sepolto. Ma non da ieri. Il voto sulle trivelle ha solo confermato una verità che vale da tre lustri. Non so se rammentate, ma nel 2001 gli italiani cacciarono i Verdi dalle aule dei parlamenti nazionale ed europeo. Seguirono anni quasi felici: nessun verde a rappresentare nessuno, per i successivi 5 anni. Il governo Berlusconi riuscì così a far qualcosa, o almeno ci provò, col ministero dell'Ambiente tornato entro i limiti della razionalità. Per esempio, mi piace ricordare che evitò lo sperpero di 30 miliardi di euro, la somma che gli ecologisti pregustavano di gestire per interrare i cavi di trasmissione elettrica. Mi piacerebbe ricordare dell'altro, ma non è facile. D'altra parte, l'ecologismo irrazionale e autolesionista non alligna solo tra i Verdi dichiarati, e fatti fuori questi non è un motivo per dormire sonni tranquilli.

La gente, ordunque, ha capito da almeno tre lustri il colossale inganno ambientalista. Anche alle successive elezioni, quelle del 2006, i Verdi non sono stati in pratica votati se non da se stessi. Presero rammentate? il 2,04% di consensi: senza quello 0,4 in più sarebbero rimasti fuori di nuovo. Invece, coalizzatisi con un Romano Prodi che tutto si è rivelato fuorché l'essere un uomo di Stato, s'imbucarono e ottennero un importante ministero. Oddìo, importante sarebbe una parola grossa, ché un ministero dell'Ambiente non ha ragione d'esistere. Epperò è qui da noi importante sia per le indebitamente ingenti quantità di denaro che gestisce, sia per l'indebito controllo che gli si concede sulle attività produttive. Di fatto, è un ministero che rema contro tutti gli altri. Voi direte: per salvaguardare l'ambiente. È questo il punto: il ministero dell'Ambiente non salvaguarda l'ambiente. Nella migliore delle ipotesi, semplicemente perché non sa come farlo.

Se rammentate, quello che poi diventerà ministro dell'Ambiente nel 2006, pochi anni prima s'era inventato un referendum per far cadere l'obbligo dei proprietari terrieri di concedere che per il loro fondo passassero le linee di trasmissione elettrica. In linea di principio questo avrebbe potuto significare un paese al buio, e solo la consapevolezza che ogni cosa ha il suo prezzo allontanava la terrificante prospettiva. Ma, dicevo, a quel tempo la gente aveva già capito, e su quel referendum fece marameo a Pecoraro Scanio. Si ritrovò costui ministro per quello 0,4% in più che dicevo prima, e dovette patirlo per due anni, sufficienti all'uomo per causare ingentissimi danni. Ne ricordo due: Napoli sommersa dai rifiuti e l'avvio di una politica energetica che ha fatto raddoppiare le bollette elettriche in appena sette anni. Se non ci credete, vi prego di confrontare le vostre del 2007 e del 2014.

Sarò irriverente, ma a me pare che solo uno poco sano di mente poteva sostenere l'interruzione delle estrazioni di petrolio nel nostro territorio. Intanto, perché saremmo stati l'unico paese al mondo ove sarebbe una iattura trovare il petrolio, e poi perché di codesto petrolio facciamo, piaccia o no, largo uso. Più per ignoranza che per stupidità si sono appellati ad una politica energetica fondata sul sole e sul vento: ma il petrolio serve alla petrolchimica più che all'energia; se non per la trazione, alla quale vento e sole nulla possono.

Più per stupidità che per ignoranza, invece, si sono mossi quei leader (leaderini, ini-ini, direi) che hanno inteso cavalcare il defunto ambientalismo; così, giusto per fare un dispetto personale a Renzi. Il che non solo ricorda il dispetto che lo sprovveduto marito fa alla moglie, ma ha lasciato a Renzi il merito di una vittoria che era certa.

La gente ha capito, signori: l'ambientalismo ha, almeno politicamente, sette metri di terra sulla testa.

La famosa green economy che avrebbe portato ricchezza e posti di lavoro e sulla quale il governo Prodi nel 2007 predispose un aggravio sulle nostre tasche di ben 200 miliardi per vent'anni, s'è rivelata, piuttosto, fumosa. Continuando a inseguire sto cadavere, leaderini ini-ini, dai vostri presunti elettori otterrete solo la preferenza del mare alle urne.

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