La Lega chiude il pacchetto: almeno due ministeri di peso. Per Salvini l'idea Agricoltura

L'interesse per Interno, Trasporti e Giustizia. Sul tavolo la rosa dei nomi e il caso Bossi

La Lega chiude il pacchetto: almeno due ministeri di peso. Per Salvini l'idea Agricoltura

Salvini ripete a tutti che ha «le «idee chiare» sui ministeri e sui nomi dei leghisti da proporre agli alleati, con cui in queste ore proseguono costanti interlocuzioni telefoniche che dalla Lega definiscono «proficui». L'altra cosa che il segretario federale ripete è che «chi ha votato la Lega vuole la buona politica» per cui non ci saranno tecnici ma un governo politico, anche per rimarcare la discontinuità con la stagione Draghi e prima ancora Monti. Su questo c'è piena sintonia tra Lega e Forza Italia, mentre è semmai la Meloni a pensare a figure tecniche in alcuni dicasteri chiave. Sui desiderata della Lega Salvini, prima di metterli sul tavolo delle trattative, Salvini vuole ascoltare i suoi, per questo ha convocato un consiglio federale straordinario, oggi pomeriggio a Roma, per fare il punto della situazione con i colonnelli leghisti e definire la richiesta ufficiale. Il leader della Lega ha già un pacchetto di richieste e una rosa di nomi: quattro ministeri, di cui almeno due con portafoglio, e gli altri due nei settori più vocati per la Lega. Per i ministeri di peso l'interesse di Salvini riguarda Interno, Esteri, Difesa, Trasporti e Infrastrutture, Giustizia e poi Istruzione. Per i dicasteri di seconda fascia la Lega vorrebbe Agricoltura e Affari regionali (nel quale andrebbe un veneto), oltre alla Disabilità. C'è interesse anche per prendere l'eredità di Cingolani alla Transizione Ecologica (il dossier energia, bollette), ma è una poltrona molto ambita. I quattro ministeri sono considerati la base di partenza. Sui nomi nessuno si sbottona, ma nella rosa ci sono sicuramente i ministri e sottosegretari uscenti, con l'eccezione al momento di Giancarlo Giorgetti che avrebbe espresso la volontà di stare fuori. Anche Matteo Salvini è della partita, evidenziano i leghisti. Per il Viminale, ma anche per le Politiche Agricole. Per l'Interno il nome da spendere è quello di Nicola Molteni, attuale sottosegretario al Viminale. Per la Giustizia in pole c'è Giulia Bongiorno, per le Infrastruttura Edoardo Rixi, già viceministro di quel dicastero, per la Transizione ecologica Vannia Gava, attuale sottosegretaria di Cingolani. La partita è anche sulle presidenze delle due Camera, per il Senato si parla di un derby Calderoli-La Russa.

Al federale si parlerà anche della iniziativa di Umberto Bossi, eletto alla Camera, che ha dato vita ad una corrente ufficiale nordista dentro la Lega. Un comitato a cui stanno aderendo diversi leghisti, dall'ex deputato Paolo Grimoldi all'europarlamentare Angelo Ciocca, ma senza finalità di scissione al momento.

«Quello che sto facendo è in linea con ciò che ho fatto tutta la vita: far valere le ragioni del nord» dice Bossi all'AdnKronos, spiegando che il suo è «un comitato interno alla Lega per Salvini premier, quindi non un'opa ostile. «Non c'è nessuna fronda interna alla Lega», assicura il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Le acque leghiste però restano increspate.

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