La Lega lombarda fa gli anni. Ma si dimentica di Bossi

Un ideologo: "Come ignorare Montanelli al Giornale"

La Lega lombarda fa gli anni. Ma si dimentica di Bossi

La notizia è talmente assurda che lì per lì sembra una bufala per una polemica di giornata. Invece controlli sull'account twitter ufficiale e il giorno del compleanno della Lega Nord il manifesto festeggia senza neanche più citare il fondatore. Al posto del Senatúr c'è il logo Salvini premier. Se è un lapsus, è quasi peggio. «È come parlare del Giornale e non di Montanelli. O dei Mille senza ricordare Garibaldi. Parlare della Lega senza parlare di Umberto Bossi mi sembra... rob de matt».

A parlare così è Giuseppe Leoni, uno dei fondatori e degli ideologi della Lega, vicino a Bossi da allora fino a oggi, uno dei sei che con Bossi il 12 aprile 1984 a Varese si presentarono nello studio del notaio Franca Bellorini per costituire la Lega autonomista lombarda, prima costola della Lega. Aggiunge: «Sarà un errore politico e storico enorme anche raccontare la Lega diventata fascista e sovranista e non di Matteo Salvini». Detto senza rabbia, con un giudizio politico secondo lui sereno.

Leoni non è l'unico ad avere notato lo svarione. Solo che gli altri, parlamentari inclusi, dicono «non ci siamo mai sentiti», mentre osservano «qui qualcuno ha seri problemi di geografia mentale» oppure «è ciò che capita se i social della Lega nord finiscono in mano a chi non sa neanche di che parla».

Lamentele da anziani ormai fuori dalla storia che incalza? No, o almeno non solo, anche perché il loro minimo comune denominatore è che eredi di Bossi nella Lega li vedono, anche se non si chiamano Salvini, e che tutti temono una deriva che porti il partito tra le fauci di Giorgia Meloni.

Leoni non si fa problemi di anonimato nel commentare il compleanno senza festeggiato come un sintomo di ciò che sta accadendo e che a parer suo accadrà: «Se non menzionano i genitori veri della Lega è perché hanno paura che i figli tornino a casa, alla Lega Nord». Commenta: «Se è ignoranza storica è grave, vuol dire che siamo in mano a ragazzetti.

Se è una rivendicazione politica è ancora peggio. Faccio l'architetto di mestiere, ho fatto anche la casa di Giorgetti, un bravo uomo, che usa la testa, e a Salvini dico che deve stare attento, perché a furia di dimenticare le fondamenta crolla il palazzo».

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