Con l'hotspot di Lampedusa al collasso e il centrosinistra all'attacco contro l'esecutivo, sulla questione migranti sembra aprirsi una crepa anche all'interno della maggioranza. Succede quando il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa, parlando ad Affaritaliani.it, risponde a una domanda sull'efficacia della via diplomatica scelta da Giorgia Meloni. I viaggi con la von der Leyen e il memorandum con la Tunisia sono la via giusta? «A occhio no», esordisce il leghista. Che poi indica la sua strada. «Bisogna tornare a fare ciò che faceva Salvini quando era ministro dell'Interno. Lui ha dimostrato che i problemi si possono risolvere con atteggiamenti più rigidi. Non parlo solo del ripristino dei decreti Salvini del 2018 ma anche di un atteggiamento che deve essere più deciso». Sembra una schioppettata di fuoco amico, ma lo stesso Crippa aggiusta il tiro nell'intervista, spiegando che «Meloni ci ha provato, giustamente, con la via diplomatica a risolvere il problema», pur concludendo che, di fronte all'emergenza del momento, «bisogna essere più decisi e incisivi».
Spaccatura o occhio strizzato alla base leghista a poche ore dalla due giorni del Carroccio a Pontida? Forse più la seconda che la prima. Le scelte del governo sono infatti condivise dalle forze di maggioranza, si osserva nei corridoi del Viminale, il cui titolare Matteo Piantedosi non è certo considerato lontano o ostile rispetto alla Lega. La stessa «linea diplomatica» sull'immigrazione non è affatto una linea morbida, anche se non prevede la chiusura dei porti: quest'ultima strategia, d'altra parte, ha comportato per l'ex ministro Salvini diversi problemi giudiziari e si è dimostrata difficilmente praticabile, come del resto i respingimenti che sono proibiti dall'Europa.
Va anche osservato che oltre a essere una solida componente dell'esecutivo, la Lega al ministero dell'Interno conta anche su un sottosegretario con deleghe specifiche sul tema immigrazione come Nicola Molteni. E infine, ambienti della maggioranza osservano come le dichiarazioni di Crippa siano state un po' enfatizzate. A stemperare la tensione provvede anche Fdi. Parlando proprio con Affaritaliani, l'eurodeputato Nicola Procaccini ricorda come «l'accordo con la Tunisia non è ancora entrato in funzione». Secondo l'esponente del partito di Meloni, «era stato promesso alle autorità tunisine un aiuto, anche economico, per la loro guardia costiera, al fine di fermare i trafficanti, ma non è arrivato loro neanche un centesimo di euro», e «inoltre, le sinistre europee stanno facendo la guerra all'accordo», un atteggiamento che «di certo non aiuta». Un punto sul quale, d'altra parte, aveva concordato due giorni fa lo stesso leader leghista, Matteo Salvini. Che ieri, dalla festa del Carroccio in Sicilia, ha ribadito: «Stiamo lavorando come governo tutti insieme - senza nessuna differenziazione e nel rispetto del lavoro gli uni degli altri - per un nuovo decreto sicurezza, e visto che l'Europa è clamorosamente assente, lontana, distratta, ignorante e sorda, dovremo muoverci per conto nostro e difendere le frontiere per conto nostro, perché Lampedusa e la Sicilia non possono accogliere mezzo Continente africano».
Insomma, il governo non cambia rotta e non si rompe sulla questione migranti, semmai corregge insieme la strada da percorrere.
D'altra parte, anche se la situazione al momento è tutt'altro che soddisfacente, come le cronache da Lampedusa dimostrano, va anche detto che la «via diplomatica» avrebbe fermato, finora, almeno 45mila partenze dal Paese del Nord Africa. Non un dato da sottovalutare, a maggior ragione considerata la situazione di emergenza che si è creata già così.
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