Se si chiede agli italiani quali sono gli ambiti principali che il governo dovrebbe affrontare prioritariamente, il tema della sicurezza personale appare da molto tempo tra le indicazioni espresse.
Uno degli effetti principali di questa attenzione nella pubblica opinione è, tra l'altro, la sempre più ampia diffusione dell'idea che l'autodifesa personale sia legittima ed eticamente accettabile.
Per stimare l'entità di questa convinzione, l'istituto Eumetra Monterosa ha posto (attraverso un sondaggio su di un campione della popolazione di età superiore ai 17 anni, rappresentativo dell'universo dei residenti in Italia) il caso del cittadino che, accortosi dei ladri che penetravano in casa sua, ha reagito sparando. In particolare, si è interrogato il campione sull'ipotesi che la reazione potesse essere eccessiva e che, forse, sarebbe stato meglio limitarsi a chiamare la polizia.
Di fronte ad un quesito del genere, gli intervistati sembrano non avere dubbi: quasi due terzi, il 63%, sostengono infatti che il derubato ha fatto benissimo a sparare. Si tratta dunque di una convinzione molto diffusa. Ma quel che appare ancora più significativo è che, con il passare del tempo, essa risulta in continua espansione: la stessa domanda, posta circa una anno fa ad un campione analogo, otteneva il 52% di consensi per la decisione dello sparatore. Una percentuale già ampia che coinvolgeva più della metà degli intervistati che però si è incrementata in soli dodici mesi di ben l'11%. Insomma, sempre più persone appaiono persuase del fatto che, in caso di percezione di pericolo, sia giusto sparare. Oggi solo il 28% (una percentuale significativa, ma decisamente minoritaria) dichiara invece che la reazione è esagerata e che «si doveva chiamare la polizia e non sparare». Ma questa convinzione si è ridotta nel tempo: era infatti il 43% un anno fa.
Il convincimento della inevitabilità e dell'opportunità della reazione individuale anche violenta è fortemente più presente tra gli strati meno centrali socialmente: i residenti nei centri di minori dimensioni, i più anziani e coloro che posseggono i titoli di studio meno elevati (tra quanti hanno completato solo la scuola elementare, più di tre quarti assumono questa posizione). Tra chi, insomma, nella tipologia dei cittadini messa a punto da Eumetra Monterosa, viene incluso nel settore della «marginalità». Ma, al di là di questa rilevante accentuazione, l'idea che sia giusto difendersi con le armi, risulta, come si è visto, estesa e maggioritaria - in tutta la popolazione. Sul piano delle preferenze politiche, si registra una maggior frequenza della convinzione che sia giusto sparare per difendersi tra chi esprime l'intenzione di votare per la Lega Nord, mentre questa posizione si contrae (pur rimanendo, beninteso, decisamente maggioritaria) tra gli elettori del Pd.
Una delle conseguenze di questo orientamento è il rigetto dell'idea che si debba rimborsare chi si è colpito per i danni subiti a causa dell'eccesso della propria reazione.
Come si ricorderà, qualche mese fa, un cittadino è stato condannato (per «eccesso colposo di legittima difesa» e, per la verità, contro il parere dello stesso pm) a una pena detentiva e a risarcire i danni al ladro che aveva ucciso, mentre quest'ultimo tentava di derubarlo. Altre condanne del genere sono state pronunciate di recente.
Quasi otto su dieci tra gli intervistati nel nostro sondaggio (78%), disapprovano questo genere di giudizio, affermando che «non è giusto che chi subisce un'aggressione, sia pur reagendo in modo eccessivo, sia condannato a rimborsare l'aggressore: si tratta in ogni caso di difesa personale». È interessante osservare che tra quanti sostengono questo convincimento si trovano comprensibilmente coloro che, in occasione della domanda precedente, avevano dichiarato che è giusto comunque sparare per difendersi dai ladri, ma anche significativamente - una parte di chi aveva assunto la posizione opposta. In altre parole, vi è chi condanna la reazione eccessiva, ma non accetta che si sia poi chiamati a risarcire chi si è colpito.
Nel loro insieme, anche questi dati confermano dunque come la gran parte dei nostri connazionali si senta insicura, persino all'interno della propria
abitazione o del proprio negozio. Anche per questo, tende sempre più a giustificare se non a sostenere deliberatamente - la reazione individuale, anche se violenta. E trova paradossale dovere riconoscere i danni all'aggressore.
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