Nadia Benedetti, per lei il Bangladesh era una seconda casa

Nadia Benedetti era di Viterbo e lavorava da anni nel settore tessile, sia per un gruppo con sede a Londra, la Studiotex, sia per la ditta di famiglia, la Bengler.

Nadia Benedetti, per lei il Bangladesh era una seconda casa

«Ormai abbiamo perso anche l'ultima speranza: mia zia, Nadia Benedetti, è stata brutalmente uccisa nell'attentato in Bangladesh di ieri. Non c'è più: non la rivedremo più, non parleremo, non commenteremo i colori delle magliette da produrre, mio padre non la andrà più a prendere all'aeroporto, non andremo a cantare insieme come ci eravamo ripromesse». Così ieri la nipote Giulia ha dato agli amici la conferma che tra le vittime del massacro di Dacca c'era anche la zia. Nadia Benedetti era di Viterbo e lavorava da anni nel settore tessile, sia per un gruppo con sede a Londra, la Studiotex, sia per la ditta di famiglia, la Bengler.

Non era sposata e non aveva figli: la sua passione principale era il lavoro che già da vent'anni l'aveva portata a trasferirsi in Bangladesh, un paese che per lei era divenuto una sorte di seconda

patria. «Un branco di bestie ce l'ha portata via - dice ancora il post della nipote Giulia - non lasciate che si perda il suo ricordo, non dimenticate cosa è successo, non permettete a questi pazzi di commettere altre stragi».

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