Tagliare l'Irpef fino a 60mila euro intervenendo sulla seconda aliquota del 35% e migliorare la gestione del «magazzino della riscossione», giunto alla cifra record di 1.275 miliardi di euro. Queste le priorità di politica fiscale per il 2025 ribadite dal viceministro dell'Economia, Maurizio Leo (in foto), durante l'VIII Forum nazionale dei commercialisti e degli esperti contabili patrocinato dalla Cnpr. «La riduzione della pressione fiscale è uno dei tasselli fondamentali della nostra riforma», ha dichiarato Leo, aggiungendo che «l'obiettivo è venire incontro al ceto medio, a chi ha redditi da 28mila a 60mila euro». Una conferma che l'intervento riguarderà la fascia di reddito sulla quale non si potuto agire con l'ultima manovra.
Il governo ha già avviato il percorso di semplificazione fiscale, passando da quattro a tre aliquote con la legge di Bilancio 2025 e ampliando il taglio del cuneo fiscale a chi percepisce fino a 40mila euro di reddito. Tuttavia, Leo ha precisato che «intendiamo fare di più». Occorre ricordare anche interventi come «l'Ires premiale, che riduce l'aliquota dal 24% al 20% per chi accantona utili a riserva per l'80% e realizza investimenti qualificati». La riduzione della pressione fiscale, ha aggiunto il viceministro, «va poi di pari passo con la lotta all'evasione: stiamo trovando meccanismi collaborativi, come il concordato, basati sulla cooperative compliance lavorando ex ante con i contribuenti».
Un tema fondamentale toccato da Leo è stato il «magazzino della riscossione», che al 31 dicembre aveva raggiunto un valore di 1.275 miliardi di euro, una cifra che potrebbe essere ulteriormente cresciuta. «Il tallone d'Achille del sistema tributario è proprio quello della riscossione», ha dichiarato. Per affrontare il problema, a partire dal 2025, i carichi affidati all'Agenzia delle Entrate-Riscossione dovranno essere eseguiti entro cinque anni. «Laddove non si riuscisse a riscuotere, essi verranno riaffidati all'ente impositore e la cosa finirà lì», ha spiegato. Un altro aspetto centrale è la rateizzazione dei debiti fiscali, che da quest'anno passa da 84 a 120 rate per i contribuenti in difficoltà. Per il pregresso, invece, Leo ha ricordato che sarà effettuata una due diligence sul magazzino. «Abbiamo insediato una commissione tecnica per individuare quali di questi carichi possono essere recuperati», ha proseguito aggiungendo che «bisogna fare un'operazione verità» ed evitare ulteriori accumuli.
E che la strategia stia funzionando lo ha confermato il direttore dell'Agenzia delle Entrate, Vincenzo Carbone. Le somme recuperate con le lettere di compliance rappresentano «oltre il 20% del recupero complessivo dal controllo ordinario, quindi è una linea di condotta che va valorizzata». Questi avvisi hanno instaurato una nuova dialettica tra amministrazione e contribuenti i quali possono così «accorgersi per tempo di una dimenticanza o di un errore e rimediarvi prima che si inneschi di attività di controllo». Il dialogo anticipato, ha specificato Carbone, «consente al contribuente di evitare un domani di doversi confrontare con un controllo vero e proprio e consente anche all'amministrazione di indirizzare le risorse ad altre attività».
Il direttore ha rassicurato anche coloro che non hanno aderito al concordato
biennale preventivo. «Non ci saranno assolutamente liste di controllo dedicate», ha spiegato precisando che l'Agenzia basa i «controlli sull'analisi del rischio a prescindere dall'adesione o meno a un determinato istituto».
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