Benno Neumair quando uccise il padre Peter, 63 anni, e la madre Laura Perselli, 68 anni, era capace di intendere e di volere.
Lo sostiene la Corte d'Assise di Bolzano, che lo scorso 19 novembre ha condannato il 31enne all'ergastolo. Ieri sono state depositate le motivazioni che hanno spinto i giudici Carlo Busato e Ivan Perathoner a condannare Benno, reo confesso di aver fatto fuori nel tardo pomeriggio del 4 gennaio del 2021 nella loro abitazione a Bolzano i genitori e di aver poi gettato i corpi nel fiume Adige. Il disturbo di personalità del giovane, quindi, non è stato preso in considerazione dai magistrati. Nella nota riportata, viene specificato inoltre che la Corte d'assise ha esaminato le possibili circostanze attenuanti generiche, non ravvisando tuttavia elementi per la loro sussistenza.
«Quando Benno Neumair era nella piena capacità di intendere e volere - scrive in una nota la presidente del Tribunale, Francesca Bortolotti -. La Corte ha ricostruito sulla base dell'ampio materiale probatorio raccolto, i fatti del giorno dell'omicidio e di quelli successivi, analizzando tutte le testimonianze ed i risultati delle indagini scientifiche di ogni tipo. Questo esame ha portato ad affermare oltre ogni ragionevole dubbio la commissione dei reati contestati da parte dell'imputato».
La Corte in merito alla responsabilità, confrontando le varie tesi avanzate dai periti, a proposito del primo omicidio, ovvero quello di Peter Neumair, ha ritenuto discostarsi dal risultati della perizia e ha affermato la piena capacità di intendere e di volere del figlio. In merito all'omicidio della madre, «la Corte ha poi ritenuto sussistente l'aggravante della premeditazione in ragione delle modalità di commissione che si sono sostanziate in un vero e proprio agguato».
Infine, nella nota diffusa dal Tribunale di Bolzano si legge che «l'avvenuta confessione da parte dell'imputato è intervenuta in un momento in cui il materiale probatorio raccolto era assolutamente sufficiente ad affermare la colpevolezza dell'imputato». Una prima parte della confessione era avvenuta oltre un mese dopo aver compiuto il delitto, ovvero dopo il ritrovamento nelle acque del fiume Adige del corpo della madre Laura.
Per il reato di soppressione di cadavere, cioè per avere gettato i corpi dei genitori uccisi nelle acque dell'Adige, il giovane è stato condannato a 3 anni di reclusione. La pena finale quindi è stata l'ergastolo, con un anno di isolamento diurno e l'interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il 31enne dovrà anche pagare una provvisionale alle parti civili: cioè 200.000 euro alla sorella Madè e 80.000 euro alla sorella di Laura Perselli, Carla.
«La difesa non commenta ma
impugna» ha detto l'avvocato Angelo Polo che con Flavio Moccia lo difende.Da quando è in carcere Benno ha fatto parlare di sé. Ha infatti dato un pugno al compagno di cella e nel 2021 tentò di strangolare un altro detenuto.
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