Non so dove siate voi in vacanza ma se uno ha Instagram ti passa la voglia di andare da qualsiasi parte. Tutti a pubblicare le storie dei loro viaggi, non solo gli influencer, da Chiara Ferragni a Selvaggia Lucarelli a Cristina Marino, ci cascano tutti, perfino il geniale direttore di Radio Rock, Emilio Pappagallo, sembrano tutti delle guide turistiche e regolarmente in resort di lusso, spiaggiati da qualche parte o a mollo in piscine sparse per il mondo, e guardate che bello qui, e guardate che bello di qua, ma soprattutto guardate come siamo belli noi di qua e di là. Caterina Balivo, regolarmente a Capri sotto i faraglioni, ogni anno ti fa due faraglioni così. C'è pure anche la versione sfigata delle vacanze, quella degli scrittori, il Salento di Nicola Lagioia o Gilda Policastro per dirne due (ma almeno la Policastro a vederla è più piacevole della Lagioia), festival letterari tristissimi, spiagge libere, bettole, o amici della domenica alla deriva nel proprio narcisismo, dei quali il top è Fulvio Abbate che si fa i selfie sudato in casa su un divano, che almeno però non è ipocrita e si ama spudoratamente, se potesse si corteggerebbe da solo, omosessuale di se stesso. La tragedia è che anche se non li segui ti appaiono lo stesso, loro e i loro viaggi, per non parlare dei loro bambini, quanto sono belli i loro bambini, anche quelli te li mettono ovunque.
Mi ricordo negli anni Ottanta quando un amico faceva un viaggio e tornava con dieci rullini di foto da sviluppare che doveva farti vedere, con due ore te la cavavi, trattenendo gli sbadigli. Adesso ogni giorno devi evitare l'esibizione delle vacanze altrui, e nessuno che si accorga di rendere pubblico solo il proprio nulla.
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