L'esultanza di Hamas e Jihad e quello scivolone di Grillo "Per i palestinesi solo dolore"

A Gaza si festeggia "la capacità di colpire gli occupanti". Gaffe sul blog M5s. Mattarella: "Il «vile attentato è un abominio"

L'esultanza di Hamas e Jihad e quello scivolone di Grillo "Per i palestinesi solo dolore"

È un copione che si ripete. Dopo ogni attentato in Israele - col beneplacito dei due principali movimenti islamici palestinesi - c'è chi condanna e chi esulta. E chi, come l'Ue, continua a non dare un nome alle cose. Ma se i macabri festeggiamenti a Gaza sono ben noti, e si ripetono a ogni colpo inferto a Tel Aviv, la tragica sorte toccata all'avvocato romano Alessandro Parini stavolta ha messo in luce tutte le contraddizioni di chi, anche in Italia, da anni considera legittime le stragi in nome della resistenza.

Hamas, il movimento che governa nella Striscia di Gaza, ha espresso il suo plauso per «l'operazione di Tel Aviv», che «dimostra la capacità di colpire l'occupazione». Niente rivendicazione esplicita dell'attacco, ma ideologica solidarietà verso una causa comune: cancellare Israele dalla mappa geografica, come da statuto di Hamas. Poco importa (a loro) se ad andarci di mezzo siano stati degli italiani senza alcuna connessione col governo israeliano. «Le operazioni si stanno intensificando e non si fermeranno».

Non è da meno l'altra organizzazione, la Jihad islamica, che dopo aver rivendicato l'assalto parla di «risposta legittima ai crimini e agli attacchi dell'occupazione sionista al nostro popolo e ai nostri luoghi santi». Prevedibili, certi commenti; un po' meno, quel latente senso di accondiscendenza espresso su Twitter da Beppe Grillo, poche ore prima dell'attentato: «Per il popolo palestinese non c'è fine al dolore, all'oppressione, al sacrificio, alla negazione della libertà e dell'indipendenza, ma solo muri, divieti, repressione, segregazione che dura dal 1967».

Con tanto di hashtag #FreePalestine, intorno alle 17 di venerdì, il fondatore del M5s ha infatti messo in vetrina i suoi sentimenti, a corredo di un articolo sul blog a firma Torquato Cardilli. Ma gli è andata male: «Sveglia, Beppe, hanno appena ammazzato un italiano», gli scrive uno dei tanti utenti infuriati; «Taci, mostro». Poi gli insulti: «Imbecille», sentenzia chi segnala che era appena morto un connazionale.

Dai tweet inizialmente sulla stessa linea (miope) dell'ex comico, i commenti al Grillo-pensiero vengono sommersi da improperi, parodie e account creati ad hoc per immortalare la figuraccia. Ieri si è tornati alla realtà col presidente Sergio Mattarella, lesto a esprimere esecrazione per il vile atto terroristico.

Dopo gli inviti degli utenti a Grillo, a dedicarsi solo al teatro, è toccato al ministro degli Esteri e vicepremier Antonio Tajani prendere posizione: «Attentato criminale, il terrorismo colpisce ancora Israele coinvolgendo italiani che non avevano nulla a che vedere con le vicende israelo-palestinesi - dice al Gr1 - la violenza di questi assassini non risparmia nessuno e va condannata, questa scia di terrore va fermata». Il suo collega israeliano Eli Cohen, su Twitter, chiarisce: «Il terrorismo omicida è nemico di tutti noi». Ma il fraintendimento tra resistenza, e mattanza d'innocenti ispirata dall'islam politico che a Gaza governa da anni, trova sostegno non solo in certi Stati arabi ma pure occidentali, e Bruxelles ne è impregnata: «L'Ue è preoccupata per l'escalation di violenza in Israele, nei Territori palestinesi e in Libano», sostiene l'Alto rappresentante per la Politica estera Josep Borrell: «Deve cessare». Non manca il colpo alla botte (palestinese): «Questa recrudescenza segue giorni di tensione nei luoghi Santi, compreso l'intervento e l'uso della forza da parte della polizia israeliana nella moschea di Al Aqsa». L'Ue condanna certo «gli attacchi indiscriminati di razzi su Israele da Gaza e dal Libano», e «senza riserve l'attacco terroristico che ha ucciso due israeliani e ne ha ferito uno gravemente». E, certo, per Borrell «Israele ha il diritto di difendersi». Ma al tempo stesso, «ogni risposta dev'essere proporzionata», dice.

Meno equidistante, il viceministro degli Esteri Edmondo Cirielli, per cui «la comunità internazionale dovrebbe cambiare il paradigma dell'approccio alla questione palestinese, perché è un errore strategico proseguire il dialogo con gruppi criminali che andrebbero spazzati via per salvare innanzitutto il popolo palestinese».

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