
Davvero l'etica del mondo è diventata eretica? E il pensiero eretico oggi perseguita quello etico? I valori tradizionali, un tempo considerati pilastri dell'etica, sono stati messi in discussione o sovvertiti. La globalizzazione, il progresso tecnologico e la fluidità culturale hanno portato all'emergere di nuove prospettive che, spesso, sfidano i principi consolidati. Ciò che una volta era considerato eretico come l'idea di mettere in discussione parte della dottrina o della morale oggi è una nuova forma di etica basata sulla libertà individuale e sulla diversità. È avvenuto un ribaltamento dialettico: l'eresia è diventata una sorta di nuova norma che in certi ambiti sta ridisegnando il concetto di etica, e siccome ciò che era etico appare antiquato e oppressivo, si vorrebbe eliminarlo. L'esito di questa rivoluzione si manifesta in forme che potremmo definire di «buonismo ateo» una dottrina che, proclamando inclusività e tolleranza, finisce per costruire un nuovo dogma che accoglie tutto tranne Dio. Chi non si conforma rischia di essere etichettato come retrogrado o malvagio. Ma se l'amore è il simbolo più alto di libertà e autenticità, un amore imposto come dovere sociale assomiglia invece a una gabbia.
Questa nuova etica eretica si presenta come liberatrice delle masse da vincoli antichi; in realtà spinge verso un conformismo piatto e spietato, dove le parole d'ordine tolleranza, inclusione, progresso si piegano a logiche di mercato. In un mondo in cui anche le idee diventano prodotti, l'eresia perde la sua autenticità e si piega alle regole del mercato, trasformandosi in un nuovo conformismo. Anche i valori subiscono la stessa sorte: alcuni fruttano più di altri, e a quel punto non si discute più se siano veri o buoni, ma se rendano in termini di consenso, fama o profitto.
Questo stravolgimento influisce anche sulla percezione di noi stessi. I pensieri, spesso confusi o negativi, vengono amplificati da media, pubblicità e cultura di massa, che ci fanno credere che la nostra identità coincida con i loro messaggi che ci spacciano per «voce interiore». Ma noi non siamo le canzoni stonate che passa la radio. Siamo il disk jockey che decide le canzoni da suonare nella colonna sonora della nostra vita. Non siamo i nostri pensieri peggiori, ma la coscienza che può decidere di lasciare cuocere il male nel suo brodo per coltivare il Bene.
Quindi, dobbiamo riscoprire il silenzio, dove davvero possiamo sentire quello che è nostro. Tagliare il superfluo è doloroso, perché significa scoprire di aver investito anni, spesso decenni, in ideologie vuote che promettevano felicità immediata ma non avevano alcun progetto umano di crescita. Significa ammettere di aver corso dietro a sogni che hanno portato al «progresso» del mondo al prezzo di veder arretrare la stessa umanità.
Se davvero ci fosse un desiderio onesto di bene collettivo, vedremmo un rispetto universale per la vita e la dignità di ogni uomo. Perché l'unico vero atto d'amore è lasciare che ogni coscienza possa scegliere liberamente come comporre la colonna sonora della propria vita e come restare fedele al bene che la anima.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.