Letta e Conte a pranzo per il campo largo rischiano un deserto arido

Faccia a faccia tra il segretario Pd e il leader 5S: vogliono cementare il fronte giallorosso. Ma la strada verso l'alleanza nazionale è piena di ostacoli

Letta e Conte a pranzo per il campo largo rischiano un deserto arido

Ulivo 2.0, campo largo o fronte progressista? La ricerca di una targa non è il problema principale a sinistra, visto che alla base regnano problemi di ben altro tipo. Partito democratico e Movimento 5 Stelle sognano di remare nella stessa coalizione per provare a fare da argine al centrodestra in vista delle prossime elezioni, ma allo stato attuale sono alle prese con questioni che rischiano di far saltare tutto e mandare in soffitta i progetti comuni. Un rischio che non si vuole correre: il risultato potrebbe essere il fallimento totale al ritorno alle urne.

Letta e Conte a pranzo

Non a caso La Repubblica parla di un pranzo tra Enrico Letta e Giuseppe Conte che si sarebbe tenuto nella giornata di ieri in un ristorante romano. Un'occasione per parlare a quattr'occhi, mossi entrambi da una volontà ben precisa: cementare l'asse giallorosso, con l'auspicio di una vera e propria alleanza formale in occasione delle elezioni nazionali del 2023. Un obiettivo tutt'altro che facile e scontato, considerando che la strada giallorossa è piena di ostacoli in grado di guastare i sogni di Letta e Conte.

Le elezioni amministrative

Tra gli argomenti presenti nel menu ci sarebbe stato quello del voto nei Comuni: Pd e M5S sperano di condividere quanti più percorsi possibile alle prossime elezioni amministrative che si terranno in primavera. Ma, come spesso accade, le realtà territoriali non seguono le dinamiche nazionali e di conseguenza sarà difficile marciare compatti in diverse città.

La sintonia sul percorso da condividere per le consultazioni nazionali sono accompagnate da una verità ben consolidata: sarà assai complicato presentarsi uniti in tutti i Comuni. Appare evidente come nelle elezioni amministrative abbiano un maggiore peso i trascorsi e le indicazioni delle basi, che non possono essere sacrificate senza un conto da pagare. Un rimedio, quantomeno per limitare i danni, comunque potrebbe esserci: tavoli settimanali per ridurre i contrasti e trattare per soluzioni condivise.

Il caos nel M5S

Nel Partito democratico si guarda con forte preoccupazione agli sviluppi in casa 5 Stelle, alle prese con cavilli interni che spaccano ulteriormente un gruppo già di per sé dilaniato da correnti di pensiero differenti. Un certo peso lo ha assunto la decisione del Tribunale di Napoli, che ha rigettato l'istanza avanzata dal M5S per la revoca dell'ordinanza di sospensione dello statuto e della successiva elezione di Giuseppe Conte. I vertici del Movimento sono congelati.

Ieri si è tenuto un secondo voto online, attraverso cui gli iscritti pentastellati si sono espressi sulla proposta di modifica dello statuto. Una nuova convocazione che si è tenuta necessaria perché al primo turno non si è raggiunto il quorum. È arrivato il via libera: il 91,68% ha dato parere favorevole, mentre il restante 8,32% si è schierato contro. Ma a impressionare è la scarsa affluenza: hanno partecipato al voto solo 38.735 iscritti su 125.200 aventi diritto.

La prossima settimana potrebbe tenersi un nuovo voto anche sulla leadership di Giuseppe Conte. Come scrive Emanuele Buzzi sul Corriere della Sera, a chi gli è vicino avrebbe fatto capire che "non ha intenzione di accontentarsi di una maggioranza risicata" per il voto sulla presidenza: cerca una conferma larga e convinta, altrimenti "si dimetterà anche se eletto". Extrema ratio che però, a oggi, non trova conferme pubbliche ufficiali.

I centristi

Un'ulteriore mina è legata ai discorsi sui centristi. In che modo bisogna allargare l'eventuale coalizione oltre a Partito democratico, Movimento 5 Stelle e Liberi e uguali? Enrico Letta guarda a Italia Viva e Azione, mentre Conte chiude la porta a entrambi. D'altronde i veti con Matteo Renzi e Carlo Calenda sono reciproci. Calenda ha pregiudizi verso di noi e non ho altro da aggiungere, sarebbe in sostanza il ragionamento del leader grillino.

Proprio il numero uno di Azione va ripetendo "Mai con i 5 Stelle" ormai da mesi. L'astio è ricambiato dallo stesso Conte, che a ottobre 2021 si era lasciato andare a un'esternazione chiarissima: "Non ci vuole come suoi alleati. Francamente non capisco perché continui a ripetere insistentemente questo mantra.

Forse lo fa per convincere se stesso che sia giusto così. Ma noi lo solleviamo da questi dilemmi e gli diciamo: non ti sforzare, forse non ti sei accorto che nessuno di noi si è mai dichiarato disponibile ad averti come alleato".

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