Letta punta al centro per restare in sella. E Prodi risogna l'Ulivo

Forte tentazione di rompere con Conte. Il vice Provenzano apre al proporzionale

Letta punta al centro per restare in sella. E Prodi risogna l'Ulivo

Bye bye Conte. Il «grande centro» seduce Enrico Letta. Nel day after del ballo del Quirinale si rimescolano le carte sul tavolo delle alleanze. Al Nazareno si guarda con particolare interesse al laboratorio centrista. La tentazione di rompere l'alleanza con i Cinque stelle è forte. Anzi, oggi è già un'opzione sul tavolo. Il disgelo tra Letta e Renzi, otto anni dopo lo scambio della campanella a Palazzo Chigi, è l'indizio chiave. Il leader del Pd sarebbe orientato a liquidare il lodo Bettini (asse Pd-M5s) e imboccare la direzione opposta. Verso il polo centrista e liberale, al quale lavorano Renzi, Toti, Lupi. Il cosiddetto «perimetro Casini» che racchiude tutte le forze che avevano scommesso sulla candidatura al Quirinale dell'ex presidente della Camera. Il secondo indizio è la sterzata di Letta verso la legge elettorale proporzionale. Il matrimonio Letta-Conte è già al capolinea. Hanno fatto traboccare il vaso le tensioni nella partita sul Quirinale. La trattativa di Conte con Salvini sull'ipotesi Casellati avrebbe aumentato le distanze tra Pd e M5s. E poi l'ipotesi di una faida, senza esclusione di colpi tra Di Maio e Conte nel M5s, porterebbe ripercussioni forti sulla tenuta dell'alleanza. Ecco che Letta si prepara alla mossa del cavallo: dare il benservito ai grillini e abbracciare i centristi. Intanto, dall'esterno, Romano Prodi invita a ricostruire il centrosinistra «come ho fatto io, costruire un programma, dialogando con tutti».

C'è però una ragione, interna, che più di tutte spinge Letta a optare per un'alleanza con i moderati: la mossa gli garantirebbe la riconferma alla guida del Pd. In caso contrario è già partita la richiesta di un congresso per decidere la linea politica. Il pressing arriva dal fronte riformista guidato dal duo Guerini-Marcucci. Congresso che sarebbe congelato in caso di divorzio dai Cinque stelle. Altrimenti Letta è atteso dal passaggio congressuale alla vigilia delle elezioni politiche. Troppe insidie ne metterebbero a rischio la leadership. L'ostacolo però resta la legge elettorale. Il Pd cambia si allinea ai proporzionalisti: «Ne discuteremo al nostro interno e con le altre forze politiche. Personalmente ritengo che, avendo come obiettivo la ricostruzione dei partiti, il proporzionale con soglia alta sia il modello migliore» annuncia la svolta a Repubblica il numero due del Pd Peppe Provenzano. E sul proporzionale sono schierati anche i Cinque stelle: «Noi come Movimento 5 Stelle siamo da sempre proporzionalisti, perché crediamo fermamente che la volontà popolare debba essere rispettata il più possibile e quindi con un sistema proporzionale pensiamo che si ottenga un Parlamento più aderente al voto espresso dai cittadini. E poi con la soglia di sbarramento al 5%, come prevista dal testo che ho depositato, a mio modo di vedere si evita la frammentazione e si favorisce anche la stabilità del quadro politico» rilancia Giuseppe Brescia, presidente della commissione Affari costituzionale della Camera dei deputati. I dubbi arrivano dal fronte renziano: «Suggerisco di entrare in punta di piedi nel dibattito sulla legge elettorale. Perché il paese ha oggettivamente della altre priorità. E perché è un tema molto divisivo nella maggioranza di governo, come appare dalle primissime dichiarazioni. Non vorrei che dopo aver evitato il disastro sul presidente della Repubblica, qualcuno si cimenti in altro sabotaggio.

Una discussione si può certamente fare, ma si deve ricordare che questa è stata approvata nonostante il voto segreto con la più ampia maggioranza della storia repubblicana. Le regole vanno scritte insieme» spiega il coordinatore nazionale Iv Ettore Rosato. Lo scontro sulla legge elettorale può cambiare (ancora una volta) le carte in tavola.

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