Letta vuole l'amucchiata: torna l'asse coi comunisti

Il segretario del Pd ha rilanciato la proposta all'assemblea del partito di Speranza. Dai 5 Stelle alla sinistra radicale, tutti insieme

Letta vuole l'amucchiata: torna l'asse coi comunisti

Tutti insieme, appassionatamente. Dal Partito democratico alle forze di sinistra più piccole, passando per il Movimento 5 Stelle. Preso atto dei sondaggi che non spiccano il volo e delle tensioni interne, il Pd ha rilanciato il modello dell’Unione, l’ammucchiata di prodiana memoria che nel 2006 mise insieme i centristi di Clemente Mastella fino a Rifondazione di Fausto Bertinotti, inclusa l’ala più radicale di Franco Turigliatto. Tutto e il contrario di tutto, un campo largo, anzi larghissimo, immaginato per le prossime Politiche. Facendo finta di niente sulle divergenze alle Amministrative.

Ma questo passa il convento, per cui il segretario dem, Enrico Letta, ha affermato: “Noi staremo insieme alle prossime elezioni politiche, io ne sono convinto”, ha detto all’assemblea di Articolo Uno, il partito di Roberto Speranza. “Saremo parte di una proposta comune”, ha ribadito il numero uno di Largo del Nazareno, rivolgendosi sia al ministro della Salute che al leader in pectore del Movimento, Giuseppe Conte. Una mossa che, automaticamente, esclude Italia Viva e Azione dalla platea degli interlocutori: Matteo Renzi e Carlo Calenda non hanno alcuna intenzione di presentarsi insieme ai grillini.

Le difficoltà di dialogo con i 5 Stelle

Per Letta queste è il progetto, almeno a parole, visto che le distanze sono cresciute nelle ultime ore. Infatti da qui alla realizzazione dell’alleanza ce ne passa. Nelle ultime ore, per esempio, nel Pd si è rafforzato il sentimento anti-grillino, che prima animava la corrente Base Riformista, formata dagli ex renziani, da Luca Lotti ad Andrea Marcucci, e l’ala capitanata da Matteo Orfini. Adesso anche nel corpaccione del partito è aumentata la consapevolezza della difficoltà di confronto con i 5 Stelle. Il “tradimento” di Roma pesa, eccome. Per non tacere delle distanze politiche sui temi concreti: Letta vuole la riforma della Giustizia, firmata dalla Guardasigilli, Marta Cartabia. Lo ha detto chiaramente ieri nel corso dell'assemblea nazionale. "La prima riforma da fare è quella della giustizia, sulla quale sosteniamo la ministra Cartabia", ha detto.

Il ministro del Lavoro, Andrea Orlando, rivendica addirittura il ritorno alla sua legge, in materia di prescrizione. Peccato che ai pentastellati non vada affatto bene, perché scalfisce un totem grillino, il testo firmato da Alfonso Bonafede. Che già tempo addietro era stato pomo della discordia con Matteo Renzi e con un’ampia fetta del Pd. I problemi sono evidenti anche su altre questioni, come il lavoro: la sostituzione ai vertici dell’Anpal, con il benservito rifilato a Domenico Parisi, è la conferma di come la visione sia diversa sulle politiche attive. E, stando ai rumors, non sono da escludere interventi sul meccanismo del Reddito di cittadinanza, altro provvedimento bandiera per i 5 Stelle.

Letta e le spine a sinistra

Ma non c’è solo il rapporto con il Movimento a complicare i piani unionisti di Letta. A sinistra con Speranza c’è un’intesa naturale. Pier Luigi Bersani è amico personale dell’attuale segretario del Pd e condivide molte delle sue idee, su tutte la volontà di allargare il campo delle alleanze a sinistra. Ma non c’è solo Articolo Uno con confrontarsi, anzi. I Verdi sono molto agguerriti. Gli ambientalisti, con la componente FacciamoEco della deputata Rossella Muroni, hanno bocciato il Piano nazionale di ripresa e resilienza: "È verde pallido", il suo giudizio. La visione, in materia ecologista, appare lontana anni luce da quella del Pd.

C’è poi Sinistra Italiana, guidata da Nicola Fratoianni, che rischia di rappresentare una spina nel fianco dei dem. Un primo elemento è che si trova all’opposizione del governo Draghi. Ogni giorno lancia un affondo contro l'esecutivo e inevitabilmente contro chi lo sostiene. Come fare per coinvolgerlo in una coalizione? Difficile, se non impossibile.

Giusto per fare un esempio: Fratoianni propone l’introduzione di una patrimoniale, che non vuole nemmeno una grande fetta del Pd e che è stata bocciata anche dal Movimento. Mettere insieme tutto questo, non sarà certo una passeggiata per Letta.

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