Spunta un "giallo" nella vicenda della candidatura di Elisabetta Belloni al Quirinale. Il segretario del Pd, Enrico Letta, si è in pratica rimangiato quanto affermato sulla candidatura a Presidente della Repubblica del capo dei servizi segreti in Italia, e cioé che la sua candidatura sia stata portata avanti dai giallorossi, quindi da Pd e Movimento Cinque Stelle.
"Non c'era nessuna lista..."
Intervistato dalla trasmissione "Mezz'ora in più" su Rai Tre, ha affermato che "non era stata fatta una lista: si è cominciato a ragionare sui nomi presenti sui giornali, punto. Io non ho obiezione che il capo dei servizi divenga Presidente della Repubblica, nessuna norma lo impedisce ma dopodichè la discussione non era arrivata a quel punto". Così, però, non è andata: come abbiamo scritto sul Giornale.it, Letta si è preso il merito della rielezione di Mattarella ma in realtà al Colle voleva la Belloni. "Avevamo detto fin dall'inizio che per noi sarebbe stato il massimo", aveva affermato Letta pochi minuti dopo la proclamazione.
"Adesso è colpa dei giornalisti..."
A far notare l'incoerenza, ci ha pensato su Twitter Ettore Rosato, coordinatore di Italia Viva dal settembre 2019. "Certo Enrico Letta, tutta colpa dei giornalisti, era solo una discussione teorica… #Belloni", ha twittato, ripostando l'endorsment di Beppe Grillo su Elisabetta Belloni. "Benvenuta Signora Italia, ti aspettavamo da tempo", aveva scritto Grillo alle 21.34 del 28 gennaio. Insomma, l'intesa su Belloni era...bella e buona.
"Cortocircuito mediatico"
Per difendersi ulteriormente dal nome Belloni, Letta ha affermato alla trasmissione televisiva che "i rapporti con Conte i 5 Stelle sono trasparenti. Tutti hanno chiaro come sono andate le cose e cosa è successo. Io considero che non c'è stato accordo preventivo tra Lega e 5Stelle su quell'uscita, per me è stato un cortocircuito mediatico, la proposta è nata e morta nel giro di 10 minuti. E si è arrivati a Mattarella. Poi io da segretario del PD parlo con il segretario del M5S". In pratica, il segretario del Pd sostiene che nel pomeriggio di venerdì si era cominciato a parlare dei nomi per capire se c'erano "veti e controveti, per vedere se era possibile fare un passo in avanti".
Ognuno doveva ragionare, tra i propri grandi elettori, sui nomi che erano stati fatti fino a quel momento, ovviamente nella stretta cerchia dei "papabili". "Era l'inizio di una discussione, ma tutto è stato buttato in pasto all'opinione pubblica", conclude.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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