È una belle époque per le donne di Francia, madame Annie Ernaux ha ricevuto il Nobel per la letteratura subito celebrata come una donna che ha sempre scelto da che parte stare (cfr Repubblica) soprattutto a letto, mai con uno di destra, chissà come si comporterebbe con i terzopolisti nostrani, proseguo: la sua compatriota di origine irlandese, Laurence Boone (la cui pronuncia fa tornare alla mente la canzone di Charles Trenet Bum!) si è fatta conoscere dal popolo italiano presentandosi come controllore di volo di quello che potrà accadere nelle nostre terre, perché Lei, come Annie, sa benissimo da che parte mettersi e vuole vigilare sui diritti eventualmente lesi, ici Roma. Vanno così le cose nella douce France, un po’ per colpa nostra sempre pronti ad accularci dinanzi al forestiero, se poi con la erre moscia e il muso arrogante degli allonsenfants, ancora di più, mais oui. Del resto non fu Milano ad allestire il trionfo di Napoleone, accogliendolo in Duomo e portandogli in omaggio la corona ferrea? L’evento storico accadde il ventiquattro di gennaio del milleottocentocinque, fu quella la proclamazione del Bonaparte re d’Italia tra folla festante e canti e balli. Passati i secoli e gli imperatori non è che il rapporto tra noi e loro sia molto cambiato, più che acculati siamo riverenti e loro sempre cinti da una corona virtuale. Tra attori, attrici, sportivi, figure di ingegno e di cronaca nera, tipo terroristi e assassini fuggiaschi, la Francia ci ha regalato una grande fornitura di argomenti e personaggi, con l’eterna presunzione di essere superiori in tutto, dalla cucina (roba vecchia, li abbiamo sorpassati con tre giri di vantaggio) al cinema, al football, dalla moda ai vini, è derby continuo con alcuni falsi storici, personalità di chiara matrice italiana spacciati per francesi doc, Reggiani, Ventura, Cardin, Ivo Livi in arte Montand, Ungaro, potrei dire addirittura Emile Zola figlio del veneziano Francesco Zolla che con una elle in meno e un accento in più, come sempre del resto vedasi Platini-Alesi, fu trasformato in figlio della Francia. Non se ne esce ed è bello perché lo canta anche Paolo Conte a proposito di Bartali (...e i francesi ci rispettano che le balle ancor gli girano…) la nostra è una provocazione che a confronto il distinguo sessualpolitico del Nobel Ernaux fa scompisciare. Perché allora non ricordare il sorrisino beffardo di Sarkozy in faccia a Berlusconi, sempre con quell’aria di chi ha fatto la guerra e l’ha vinta per liberarsi dei tedeschi e degli italiani, no, di noialtri non proprio, utili, preziosi per rinascere dopo il primo e il secondo conflitto, come sguatteri e camerieri poi divenuti proprietari di tabarin e ristoranti e alberghi parigini. Non finirà mai questa sfida che vede i poliziotti francesi di frontiera respingere a prescindere eventuali passanti senza documenti o non meglio identificati, cosa che, dalle nostre parti provocherebbe sollevazioni di gilet rossi di chiara estrazione.
Noi restiamo, per la maggior parte dei cosiddetti «cugini d’oltralpe» (che roba brutta), un popolo di «seduttori», noi ribattiamo considerandoli «sprezzanti», etichette ormai scadute eppure improvvisamente rispolverate e messe in mostra dalla coppia Ernaux-Boone. Merci ad entrambe, ne sentivamo il bisogno, ora ci sentiamo più italiani. «A la proscén».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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