L'eurofollia del Green deal divide Ecr e von der Leyen

Incontro fra la delegazione dei conservatori e la presidente Ue: "Un'ora intensa". Il problema è l'ambiente. Verso la libertà di voto

L'eurofollia del Green deal divide Ecr e von der Leyen
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La scelta di Fratelli d'Italia di votare per Ursula Von der Leyen o esprimere parere negativo alla sua candidatura a presidente della Commissione Ue sarà resa nota all'ultimo momento ma l'orientamento è più verso il no che il sì. Quando ormai manca un giorno al voto decisivo all'Europarlamento rimane da sciogliere uno dei nodi più importanti e il vertice di ieri tra la von der Leyen e la delegazione dei conservatori di Ecr si è concluso con un giudizio sospeso. Nel complesso si è trattato di un incontro in chiaroscuro in cui, se le posizioni in politica estera e sulla sicurezza sono state considerate soddisfacenti, non è così per il Green deal, complice la brevità delle risposte della von der Leyen per ragioni di tempo. A prescindere da quale sarà il voto dei conservatori rimane in corso la trattativa di Giorgia Meloni per ottenere un commissario di peso e la vicepresidenza della commissione per l'Italia con Raffaele Fitto candidato più probabile. I contatti tra le due leader sono stati frequenti per tutta la giornata di ieri. Possibile che oggi ci sia la tanto attesa telefonata.

Secondo fonti di Fdi il primo a prendere la parola nell'incontro tra l'Ecr e la Von der Leyen è stato il capo delegazione di Fdi Carlo Fidanza che ha chiesto un «radicale cambio di passo sul Green deal, il superamento dell'approccio ideologico che ha caratterizzato la legislatura appena conclusa, il rispetto della neutralità tecnologica, la salvaguardia della competitività delle nostre imprese». Fidanza ha poi sottolineato che «il risultato elettorale del 9 giugno ha visto premiati i partiti e i movimenti che hanno criticato in diverse forme l'attuazione del Green deal e invece risultano penalizzati dal voto popolare i partiti che maggiormente l'hanno sostenuto». In merito all'immigrazione le ha dato atto di «aver saputo resistere alle pressioni delle sinistre che hanno cercato di boicottare gli accordi con la Tunisia e con l'Egitto» auspicando che si prosegua «sulla strada tracciata da Giorgia Meloni, con nuovi accordi con i Paesi africani per fermare le partenze e sconfiggere le mafie dei trafficanti». Von der Leyen ha affermato che occorre avere un approccio «molto pragmatico» e «molto aperto tecnologicamente» al Green deal e, uscendo dall'incontro, ha spiegato che «è stata un'ora intensa». Nella giornata di lunedì aveva peraltro escluso una «cooperazione strutturale» (ovvero un ingresso in maggioranza) dell'Ecr.

La tendenza generale del gruppo dei conservatori è lasciare libertà di voto alle delegazioni nazionali e, per comprendere le diverse posizioni emerse, è sufficiente leggere le dichiarazioni dei polacchi del Pis e dei fiamminghi dell'N-Va. Per i polacchi le risposte date da von der Leyen non sono state «esattamente» soddisfacenti e l'eurodeputata e già primo ministro Beata Szydlo ha affermato: «Ritengo che von der Leyen non sia la miglior candidata per la presidenza della Commissione. Non è la mia candidata». Un altro membro del Pis ha aggiunto: «La scorsa volta avevamo votato a favore, ma in questi 5 anni ci ha mentito, quindi non lo rifaremo» precisando che «la maggior parte delle delegazioni voterà contro». A pesare è la questione della Rule of Law in cui i polacchi si sono sentiti traditi durante il governo Morawiecki.

Per gli indipendentisti fiamminghi dell'N-Va, sempre membri dell'Ecr, invece «il mood sta andando nella direzione giusta» e le risposte di Ursula von der Leyen «non sono state veramente soddisfacenti, ma andavano nella giusta direzione».

I tre eurodeputati del Partito Democratico civico (Ods) del premier ceco Peter Fiala invece «non hanno ancora deciso» come voteranno ma sono più orientati al sì. Le delegazioni rumene e francesi dovrebbero invece esprimersi contro la riconferma di von der Leyen.

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