L'Europa bacchetta l'Italia: "Basta magistrati in politica"

L'organo anti-corruzione Ue dopo il sollecito del 2017: "Stop all'anomalia dei giudici che scendono in campo"

L'Europa bacchetta l'Italia: "Basta magistrati in politica"

Mentre Draghi auspica che la riforma Cartabia, attesa in Senato il 14 giugno, «possa essere completata con prontezza», da Strasburgo qualcuno tira le orecchie al nostro Paese per la lentezza nella messa in moto delle riforme al sistema giustizia.

Il monito arriva dal Greco, organo di controllo anticorruzione del Consiglio d'Europa, che invita ad accelerare su un'anomalia italiana: la mancanza di uno stop alle porte girevoli tra politica e magistratura, tra l'altro proprio uno dei punti contenuti nella riforma. «L'Italia deve introdurre regole per limitare il passaggio dei magistrati in politica e viceversa», taglia corto il «Gruppo di stati contro la corruzione» a margine della presentazione del suo rapporto annuale.

La questione era già stata sollevata dall'organismo del Consiglio d'Europa negli anni passati, in particolare nel quarto ciclo di valutazione, incentrato sulla «prevenzione della corruzione di parlamentari, giudici e pubblici ministeri», quando, al momento di stilare il rapporto di conformità del nostro Paese a quelle raccomandazioni, datate gennaio 2017, prendeva atto del fatto che la «questione del coinvolgimento dei magistrati nella vita politica in tutti i suoi aspetti giuridici» era uno degli aspetti affrontati nel progetto di legge sulla riforma del sistema giudiziario, rimarcando però come appunto quella riforma non fosse ancora stata varata e chiedendo a gran voce da parte italiana un'azione «più risoluta».

E ieri, mentre ancora il testo deve arrivare in Senato, dove l'attendono i quasi 300 emendamenti già presentati in Commissione giustizia, ecco che Greco è tornato a sollecitare l'Italia perché risolva la questione in tempi rapidi. Con notevole tempismo era stato come detto proprio il premier, nel messaggio inviato venerdì a un convegno a Padova sulla riforma Cartabia, a far capire di aspettarsi un via libera in tempi rapidi al provvedimento, senza sgambetti dalle forze di maggioranza, con un'urgenza dettata in realtà soprattutto dal non voler rischiare che l'approvazione non arrivi in tempo utile per eleggere il prossimo Csm con le nuove regole. Di certo l'organo di Strasburgo non è impaziente senza motivo. Anche perché aveva sollevato il problema nel 2017, ben prima che scoppiasse il caso Palamara. E per far capire a che velocità il nostro Paese dia attuazione alle raccomandazioni, basti pensare che esattamente due anni fa, il 3 giugno del 2020, sempre il presidente del Greco, il croato Marin Mrcela, presentando il rapporto annuale aveva ugualmente invitato l'Italia a stoppare la commistione politica-magistratura, bacchettando l'Italia che non aveva ancora provveduto, facendosi sorprendere dall'affaire Palamara: «Quando il Greco emette una raccomandazione spiegò Mrcela nella primavera di due anni fa - lo fa perché ha scoperto una falla nel sistema, e gli Stati non dovrebbero aspettare che scoppi uno scandalo per intervenire e risolverla».

Ieri, 730 giorni dopo quel richiamo, Mrcela sulle porte girevoli ha nuovamente affondato il colpo: «Secondo gli standard del Greco non è possibile che un magistrato possa essere per esempio sindaco», ha spiegato.

L'altro punto su cui l'organismo del Consiglio d'Europa ha espresso una raccomandazione all'Italia già nel 2017 è la prevenzione della corruzione tra i parlamentari, un tema sul quale, ha ricordato ancora Mrcela, l'Italia «ha fatto

progressi lenti»: nel rapporto di conformità del 2021, il Greco ricordava come «entrambe le Camere devono ancora procedere alla formalizzazione dei rispettivi Codici di Condotta». E oggi la situazione è esattamente la stessa.

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