L'Europa non funziona più. E ci rimettono tutti gli Stati

Il surplus della Germania realizzato grazie a tassi favorevoli ha impoverito Paesi come l'Italia. Ma oggi austerity e crac bancari stanno facendo implodere l'Unione

L'Europa non funziona più. E ci rimettono tutti gli Stati

Con questa Europa si perde tutti. Nella teoria dei giochi quello a somma negativa è il gioco in cui la somma di tutte le vincite dei soggetti interessati è inferiore alla somma di tutte le perdite. Quindi il gioco distrugge ricchezza. In altre parole: perdono tutti. Quello che ormai sta diventando irreversibile in Europa è un drammatico gioco a somma negativa.In apparenza o, meglio, per un certo periodo, ha vinto la Germania, ma oggi il rischio concreto è che l'Unione europea si sfasci. Prima con la politica calvinista, egoista e miope, del «sangue, sudore e lacrime» come risposta alla crisi finanziaria iniziata negli Usa poi con l'opposizione alla politica monetaria espansiva della Bce di Draghi. Poi ancora con le regole imposte al sistema bancario per «rafforzarlo», ma che in realtà danneggiano gli istituti di credito, come anche la Banca d'Italia ha fatto notare, proponendo di rivedere le norme sul bail in. E poi da ultimo con la risposta all'emergenza immigrazione: il blocco di Schengen significa la fine dell'Europa. E l'incontro di Merkel e Renzi venerdì a Berlino è stato il sigillo ipocrita di questa fine. Altra cosa sarebbe stata l'Europa oggi se avesse reagito per tempo e in maniera adeguata alla crisi finanziaria; se all'Unione monetaria avessero fatto seguito le altre quattro unioni: economica, di bilancio, politica e bancaria fatta bene; se le regole del fiscal compact fossero state applicate per tutti i paesi, sanzionando la Germania per il suo surplus eccessivo e convincendola a reflazionare. Non ci sarebbe la deriva populista e antieuropea e non ci sarebbero tanti altri paradossi, come l'ultimo accordo del governo italiano con la Commissione europea sulla cosiddetta bad bank.Raccontano le cronache che il ministro Padoan abbia passato le cinque ore di riunione martedì scorso a Bruxelles con la Commissaria europea per la Concorrenza, Margrethe Vestager, a scrivere sotto dettatura; che sempre il ministro si fosse presentato all'incontro con una cartellina totalmente diversa, ma che non abbia potuto neanche aprirla. Totalmente impotente, passivo. Ma non solo ha subìto: ha dovuto anche vendere in Italia l'accordo raggiunto nella notte come una grande vittoria. Peccato che i mercati hanno tempestivamente provveduto a sbugiardarlo, non si sono lasciati convincere dalle notizie delle magnifiche sorti e progressive della nostra economia.D'altronde, che qualcosa di quell'accordo non funzionasse si era capito subito. Per questo avevamo posto al professor Padoan delle domandine impertinenti, semplici semplici: se davvero la bad bank non costa, perché il governo non vara un provvedimento simile anche per i commercianti, gli artigiani, i liberi professionisti, gli agricoltori, le imprese che hanno crediti deteriorati? E se la soluzione ai crediti deteriorati era così semplice, perché ci sono volute 5 ore di riunione a Bruxelles? Il punto è che siamo davanti a un fenomeno di «illusionismo finanziario», e il governo sta inondando il mercato di titoli tossici. Non sappiamo se le cartolarizzazioni volute da Bruxelles salveranno il sistema bancario, ma certamente sappiamo che distruggono il nostro sistema finanziario. Renzi e Padoan non hanno nulla di che essere orgogliosi, perché stanno, ancora una volta, prendendo in giro il Paese. Eppure, nel mettere al riparo le banche e il risparmio degli italiani dalla speculazione e dalle crisi finanziarie eravamo partiti bene nell'ottobre del 2008 con il governo Berlusconi e il ministro Tremonti, a tempo debito. L'8 ottobre 2008 l'allora governo Berlusconi varò in Italia l'istituzione di un fondo di 20 miliardi finalizzati alla ricapitalizzazione delle banche italiane, qualora ve ne fosse stato bisogno. Quel fondo non è mai stato utilizzato, in quanto è bastata l'approvazione in Consiglio dei ministri per tranquillizzare gli italiani ed evitare la corsa agli sportelli che avrebbe potuto mettere in ginocchio l'economia italiana. Il provvedimento dell'esecutivo italiano venne tanto apprezzato, anche dagli operatori internazionali, che due giorni dopo il governo di Gordon Brown varò un atto simile per le banche inglesi, per un importo pari a 50 miliardi di sterline, successivamente elevato a 100 miliardi.Nei giorni che seguirono, anche il governo americano rielabora il suo Troubled assets relief program alla luce di quanto fatto in Italia e in Inghilterra. Fino a quel momento, il sistema bancario italiano era ancora solido. Ed è questo il motivo per cui l'Italia ha utilizzato meno fondi pubblici. Poi è arrivato il 2011, quella maledetta estate e quel maledetto autunno in cui cascammo tutti nel grande imbroglio dello spread. Il nuovo esecutivo guidato da Mario Monti, nulla fece più per «mettere al riparo» da eventuali futuri nuovi shock finanziari il sistema bancario italiano. Lo stesso dicasi per il governo Letta. Il governo Renzi è riuscito a fare anche peggio, è intervenuto con tre decreti (bail in, salvataggio delle quattro banche, trasformazione delle popolari sopra gli 8 miliardi in Spa) pensati e scritti con superficialità, insipienza, arroganza, spavalderia, fretta, che hanno peggiorato le condizioni del sistema italiano piuttosto che migliorarle. Con il capolavoro della citata bad bank che chiude questo disastroso cerchio. I risultati sono sotto gli occhi di tutti: gli italiani non si fidano più delle banche. E di questo dobbiamo dire grazie a Monti, Letta, Renzi, Grilli, Saccomanni e Padoan. Uno peggio dell'altro.Questa è oggi l'Europa dell'euro. Questa è diventata. Il primo decennio della moneta unica è stato un periodo in cui hanno guadagnato tutti, sia i paesi cosiddetti «cicala» tra cui l'Italia, che hanno beneficiato di tassi di interesse sul debito più bassi rispetto ai propri fondamentali economici, sia i paesi «formica» come la Germania, che ha beneficiato di un tasso di cambio di fatto favorevole e ha rilanciato il commercio e l'export. Ma se le «formiche» del Nord hanno guadagnato speculando sulla crisi, le «cicale» ci hanno perso. Adesso il gioco rischia di diventare a somma negativa, in cui perdono tutti perché sarà il sistema stesso dell'euro a implodere. Si pensi alla crisi immigrazione a cui l'Ue non ha saputo dare una risposta. E un'Europa indebolita economicamente e divisa non ha potere negoziale e non esiste in politica estera e nella geopolitica.Si innesca così un processo conflittuale di tutti contro tutti, in cui tutti, però, questa volta perdono. Anche la stessa Angela Merkel, che si sta giocando sempre più isolata e sconfitta e sta finendo male la sua pur straordinaria carriera.

L'idea di Europa è in crisi e la fiducia nelle istituzioni europee è crollata: basta solo pensare che nell'europeista Italia è al 27% oggi, quando nel 1994 era al 70%. Abbiamo distrutto un patrimonio. Un gioco lose-lose. Grazie Merkel.Renato Brunetta

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