Dove è finita l'autonomia delle regioni? Il ministro Francesco Boccia aveva promesso: "La darò io nel modo giusto". Ma ad oggi sembra che l'autonomia chiesta con il referendum (è il caso di Lombardia e Veneto) e negoziata (Emilia Romagna) sia stata messa sotto al tappeto. Come la polvere che non si vuole vedere. "La mia impressione è che si vogliano allungare i tempi per non fare nulla e mandare l'autonomia in soffitta. Credo che il ministro Boccia voglia scansare altre occasioni di conflittualità nella maggioranza", ha tuonato l'ex ministro degli Affari regionali, Erika Stefani.
"Vedrete che farò io ciò che non è riuscita a fare la ministra leghista Stefani", "Siamo pronti a concedere l'autonomia differenziata", continua a ripetere Boccia. Ma alla fine nulla si muove per non creare altre tensioni nel governo. Il Movimento 5 Stelle due anni fa aveva appoggiato il referendum in Lombardia e Veneto ("Il 5S? Non pervenuto. Non è mai chiaro: un giorno erano per il sì, un giorno sulle barricate per il no. Oggi sono dilaniati, divisi su tutto", ha spiegato Stefani), mentre il Pd non vuole riconoscere una vera autonomia. E così, l'unica soluzione è temporeggiare. "Questa maggioranza litiga su ogni argomento, e mi chiedo come possa trovare la forza per fare una grande riforma", ha tuonato l'ex ministro.
La proposta di Boccia, che ha nei Comuni il centro del sistema, non sembra essere vera autonomia. "Quel testo è irricevibile", aveva tuonato Luca Zaia, come riporta La Verità. E se gli abitanti di Lombardia e Veneto non intendono mollare e vogliono arrivare a tutti i costi all'autonomia, emiliani e romagnoli sembrano aver fatto un forzato passo indietro dopo la vittoria di Stefano Bonaccini in Regione. Nel fortino del Pd, l'autonomia non è una priorità. E mentre la misura viene messa sotto al tappeto, non poteva mancare la sentenza delle sardine: "Significa divario, ingiustizia e falsa narrazione di un Sud che ha tutte le potenzialità per ripartire. L'autonomia non ci piace". "Ora i riflettori si sono abbassati e questo forse è il segnale che si vuole insabbiare tutto - ha spiegato Stefani -. L'autonomia va spiegata a chi ancora non è d'accordo. Bisogna fare capire che con l'autonomia chi fa politica e amministra diventa responsabile al 100% nel bene e nel male. Chi amministra male andrebbe finalmente a casa. È per questo che essa fa così paura".
"Al passaggio delle consegne con il ministro Boccia, gli ho ricordato che non si può ignorare la voce del popolo - ha continuato Erika Stefani -. L'autonomia inizialmente era un sogno, poi, quando è stata inserita nel programma del primo governo Conte, è diventata un'enorme aspettativa. I referendum l'avevano fatta diventare una legittima pretesa. Ora, a due anni dalle consultazioni popolari del novembre 2017, diventa un diffida. Io sono veneta e quando torno a casa vedo tanta disillusione. Il ministro con un decreto il 3 dicembre scorso ha istituito una commissione di studio composta da esperti.
Non so su che cosa stiano lavorando. Anch'io avevo creato un comitato di studiosi e non di parte politica. Sta ripercorrendo i miei stessi passi come gli incontri tecnici di mediazione: così si vanifica tutto il lavoro fatto".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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