L'export rischia se aumentano i tassi

L'export rischia se aumentano i tassi

La Confindustria lancia un allarme-bis: senza più il bazooka di Draghi, con la Bce che ha deciso un graduale stop al quantitative easing, il programma avviato nel marzo 2015 per stimolare le economie europee con l'aumento della massa monetaria in circolazione, il made in Italy rischia nuovamente di vacillare. Anche perché c'è pure l'incognita di un possibile aumento dei tassi d'interessi. Cosa ne pensano a viale dell'Astronomia e quelli che sono nella sala dei bottoni delle banche? Ho interpellato i due «numeri uno»: Vincenzo Boccia, presidente di Confindustria, e Antonio Patuelli, al vertice dell'Abi, che tra pochi giorni terrà la sua assemblea annuale. Emerge un quadro piuttosto difficile, ma, non ho visto una contrapposizione muro contro muro tra i due mondi. Ho colto, anzi, una volontà di dialogo che fa ben sperare, al di là dei tanti nuvoloni all'orizzonte e dell'incertezza sulle prossime mosse economiche del nuovo governo.

Cominciamo da Boccia: «Uno dei problemi più delicati da risolvere è rendere disponibile il credito per quel 60% di aziende italiane che si trovano ancora in mezzo al guado». Secondo il presidente della Confindustria, non possono essere certamente lasciate sole anche perché, pur con tutti i problemi che debbono affrontare, sono ugualmente impegnate a raggiungere il gruppo di testa che, come i dati dell'export confermano, «è sempre in grado di competere alla pari con le concorrenti di tutto il mondo». Ma adesso le aziende tricolori sono costrette a fronteggiare due grossi nodi sul tappeto: l'aumento dei tassi d'interesse e la disponibilità delle risorse da cui poter attingere, «palle al piede che preoccupano la maggioranza delle nostre aziende». Ecco perché Confindustria sollecita nuovi tavoli di confronto. Ho girato la palla all'Abi. Patuelli «assolve» Francoforte per il suo giro di vite anche se, negli ultimi giorni, Draghi ha dovuto correggere leggermente il tiro del bazooka («il quantitative easing può riprendere se emergono imprevisti»). Dice: «La Bce è stata molto prudente e lungimirante anche nel definire la conclusione dell'eccezionale fase di acquisti dei titoli (e non solo) da parte del sistema europeo di banche centrali che fino a dicembre continuerà ad acquistare e poi manterrà l'ammontare complessivo raggiunto in questi anni». Anche sui previsti rialzi dei tassi, l'Abi getta acqua sul fuoco: «Sono i più bassi della storia e non possono durare così in eterno. D'altra parte, la solidità dell'euro garantisce saggi d'interesse contenuti e, comunque, molto più bassi di quelli che l'Italia aveva con la lira».

Patuelli «apre» anche sul fronte dei prestiti alle imprese, ma a certe condizioni che non dipendono, però, dagli istituti di credito e dall'Italia: «Le banche stanno ora offrendo più liquidità di quanto venga richiesta, ma le sempre più severe regole internazionali debbono essere stabilizzate e non aumentate di continuo perché, altrimenti, non saremmo più in grado di esprimere anche in futuro tutto l'impegno ora profuso per sostenere la ripresa». Insomma, anche i banchieri ammettono che, senza adeguati interventi, domani il quadro europeo potrebbe peggiorare. E allora? Pedro adelante cum juicio.

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