Libia a un passo dal caos Ankara vota l'invasione e Erdogan avvisa Haftar

Oggi il parlamento turco discute l'invio di truppe Il presidente: «Forse così il generale si fermerà...»

Libia a un passo dal caos Ankara vota l'invasione e Erdogan avvisa Haftar

I turchi riuniscono oggi il Parlamento, in sessione d'emergenza, per votare l'invio di 6mila soldati in Libia. Il «sultano» Recep Tayyip Erdogan è pronto a rinverdire il sogno ottomano con il ritorno dei giannizzeri a Tripoli. Le cancellerie occidentali sperano che si tratti solo di uno spauracchio per sbloccare la situazione sul terreno senza la necessità di inviare veramente un contingente in prima linea. Non a caso il vicepresidente turco, Fuat Oktay, ha annunciato alla vigilia del voto: «Dopo che la mozione sarà approvata dal Parlamento... potrebbe accadere che vedremo un diverso atteggiamento (da parte del generale Khalifa Haftar ndr) e diranno, ok, ci tiriamo indietro, rinunciando all'offensiva. E allora, se così fosse perché dovremmo andare lì?». L'obiettivo di Ankara è far ritirare le truppe dell'Esercito nazionale libico di Haftar, che assediano Tripoli da nove mesi. Difficile che l'uomo forte della Cirenaica si tiri indietro grazie allo spauracchio turco. Il blitz di Haftar al Cairo alla vigilia della riunione del Parlamento turco è un campanello d'allarme sul possibile allargamento del conflitto. Una fonte del Giornale a Tripoli, in prima linea nell'intelligence, non ha dubbi sull'intervento dei carri armati egiziani nel caso di invio di un corpo spedizione turco a Tripoli.

La mozione del presidente Erdogan sul contingente di Ankara è composta da un paio di paginette. Oltre ad esprimere la preoccupazione «per la minaccia terroristica» a causa dell'instabilità della Libia, si appella alla difesa degli interessi nazionali turchi e sottolinea la firma del memorandum di difesa con il governo di Fayez el Serraj riconosciuto dall'Onu. L'articolo 92 della Costituzione consente di inviare truppe turche all'estero. Il mandato previsto è di un anno nel senso che il corpo di spedizione può partire subito o nel giro di 12 mesi.

Il Parlamento si riunisce oggi con solo questo punto all'ordine del giorno e 20 minuti a testa per gli interventi nel dibattito. Il via libera è scontato, ma il voto potrebbe arrivare in giornata o nel giro di 24-48 ore. In ogni caso prima del 7 gennaio quando, tranquillamente dopo la Befana, arriverà a Tripoli una missione europea guidata dall'Alto rappresentante per la politica internazionale della Ue, Josep Borrell. L'Italia si è accodata fin dall'inizio al carrozzone europeo senza rendersi conto che è troppo tardi per le vie diplomatiche. In Libia bisogna mostrare i muscoli e l'idea di un cessate il fuoco Ue garantito solo da una no fly zone, lunga e complicata da ottenere, è stata già bocciata dalla Russia che dovrebbe votarla in Consiglio di sicurezza dell'Onu. Il premier Giuseppe Conte aveva definito il divieto di sorvolo «uno strumento per raggiungere l'obiettivo» dello stop delle ostilità, ma ai russi ricorda l'inizio dell'intervento che ha abbattuto il regime di Gheddafi facendo sprofondare la Libia nel caos attuale. Erdogan ha anticipato i tempi del Parlamento proprio per «bruciare» i deboli tentativi della Ue e dell'Italia del ministro degli Esteri Giuseppe Di Maio, che il 7 gennaio rischia di restare con il cerino in mano. Il «sultano», anche se alla fine non manderà le truppe, sta già preparando il piano B.

L'Osservatorio dei diritti umani in Siria ha rivelato ieri che sono già 1600 i volontari reclutati dall'intelligence di Ankara fra i ribelli filo jihadisti nella zona di Afrin. I mercenari siriani sono pronti partire per la Libia per dare man forte contro il generale Haftar.

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