I soldi pubblici dovevano servire per l'accoglienza dei migranti, che invece venivano lasciati in condizioni «offensive per la dignità», mentre il denaro erogato alla cooperativa Karibu gestita dalla moglie e dalla suocera del parlamentare Aboubakar Soumahoro, estraneo all'indagine, veniva speso per finalità personali. Non solo gioiellerie e boutique di alta moda italiane, migliaia di euro sarebbero stati usati anche all'estero, nel cuore di Bruxelles. Qualche esempio: 94 euro in un negozio di cosmetici africani nel centro della capitale belga, centinaia di euro nel Duty free dell'aeroporto di Zaventem, prima o dopo i diversi voli da o per Roma. Altri 45 euro di cibo africano. Sono alcune delle spese elencate nell'ordinanza del gip di Latina che ha portato agli arresti domiciliari Liliane Murekatete, la moglie del deputato, e la suocera Marie Therese Mukamitsindo.
A far ipotizzare una «pista belga» negli affari delle due donne non ci sono solo le disinvolte spese personali compiute a Bruxelles e dintorni. Gli investigatori della Guardia di finanza hanno messo nel mirino una ong locale, la Karibuni Asbl, con sede in un anonimo palazzo di rue de Hennin 55, nella capitale. A fondare la ong belga sono stati l'8 febbraio 2019 due attivisti belgi, Henry Nzouzi e Tiffany Fevery, insieme alla suocera di Soumahoro, la Mukamitsindo. Nel suo statuto, la ong belga dichiara esplicitamente di ispirarsi al «lavoro sul terreno» svolto in Italia dalla cooperativa Karibu: il lavoro consistito, secondo la magistratura di Latina, esclusivamente in un accaparramento di risorse pubbliche.
Anche il ruolo di Marie Terese Mukamitsindo nella ong di Bruxelles è così finito nell'inchiesta per frode in pubbliche forniture, bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio a carico della suocera di Soumahoro e della figlia Liliane, accusate di aver messo in piedi «un collaudato sistema fraudolento fondato sull'emissione e l'utilizzo di fatture per operazioni soggettivamente e oggettivamente inesistenti e altri costi inesistenti». Nella lista dei fondi pubblici che avrebbero usato per finalità estranee a quelle dell'accoglienza dei migranti - la Procura di Latina ha chiesto il sequestro di oltre due milioni di euro - ci sono anche alcune migliaia di euro per l'affitto di un immobile a Bruxelles, verosimilmente il palazzo di rue de Hennin, e per una serie di viaggi giustificati con presunti progetti di internazionalizzazione. Tutto tra un pranzo a base di wok e la spesa al centro commerciale, una cena in brasserie da 80 euro, un prelievo da 180 euro, un altro da 500, centinaia di euro in cioccolata belga. Oltre duemila euro in un negozio di televisori di Bruxelles. Altri 1.730 euro sono stati spesi all'Ikea di Zaventem, duemila euro in un magazzino di bricolage, 860 euro alla compagnia aerea che vola su Bruxelles, centinaia di euro in un negozio di abbigliamento. «Il dato oggettivo e contabile non superabile - riassume il gip - è che buona parte del denaro ricevuto non è stato adoperato per le finalità preposte».
Le causali dei bonifici erano relative a «costi progetti di internazionalizzazione» del tutto fittizi.
Come rilevano i magistrati non c'era alcun progetto estero previsto nelle convenzioni stipulate tra lo Stato e la Karibu. Nessun progetto a Bruxelles. La coop doveva occuparsi dei migranti in Italia. E invece venivano lasciati al freddo, con poco cibo, nella sporcizia.
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