Anche per oggi non si vola. Ci si affaccenda, si lustra, si scaldano i muscoli e i motori. Ma non si vola a Linate, il «city airport» che con una decisione buffa della ministra Paola De Micheli è stato riaperto ieri con due giorni di anticipo rispetto alla data prevista del 15 luglio.
Linate è stato chiuso quasi quattro mesi. Il 16 marzo lo scarso traffico aereo rimasto dopo il lockdown era stato spostato su Malpensa, che con i suoi spazi garantiva un maggiore rispetto delle norme di distanziamento e che con il terminal 2 non ha mai smesso di fare il suo lavoro di aeroporto. A Linate invece i lavori in corso, che andranno avanti fino al 2021, rendevano tutto maledettamente difficile, così la pista è stata utilizzata solo per voli di emergenza e, dopo la fine del lockdown, solo per aerei privati.
Il primo volo partirà domani, alle 10,40, un Lufthansa per Francoforte. Il primo atterraggio avverrà invece qualche minuto dopo, alle 11, un Iberia proveniente da Madrid. Domani saranno sette i voli da e per Linate, tutti con destinazioni europee, c'è anche un Air Malta. Alitalia tornerà a viaggiare da e per il «city airport» milanese il 24 luglio, con alcuni voli giornalieri per la Sardegna che garantiranno la cosiddetta «continuità territoriale». Poi ad agosto torneranno pian piano anche i voli nazionali per altre mete. Si spera di raggiungere i dieci «slot» all'ora, meno dei diciotto dell'epoca d'oro, ma molto di più dello zero di adesso. Ma tutto è meglio di zero. È meglio di zero anche questa apertura farlocca che sa di atto di testimonianza aviatoria.
Girare per Linate nel primo giorno del post-lockdown è un po' come arrivare a un matrimonio in anticipo, con i fiorai che sistemano gli addobbi in chiesa mentre la sposa sta indossando l'abito a casa sua. Le compagnie aeree sono state avvertite troppo tardi e nessuno ha potuto organizzare una vera «ripartenza» nell'aeroporto più amato dai milanesi per la sua vicinanza alla città, ché Malpensa è lontano, costa 90 euro di taxi e ti ci perdi e poi è provincia di Varese, e Orio al Serio è un baraccone per le compagnie low cost e poi è in provincia di Bergamo.
I milanesi sono affezionati a questo piccolo aeroporto che comunque toccava i 120mila passeggeri al giorno, e che si sta da mesi rifacendo il trucco, è stato pure sbarrato l'anno scorso dal 27 luglio al 26 ottobre, tre mesi di lockdown programmato che nessuno immaginava sarebbero stati solo l'antipasto del destino.
Linate senza voli è un non luogo, un non senso. Puoi girarci dentro quasi liberamente, arrivarci con il 73 pieno di passeggeri senza trolley, entrare al piano terra, quello degli arrivi, dall'unico varco attivo, gironzolare, prendere le scale mobili e salire al primo piano, quello delle partenze. I varchi sono chiusi, i banchi del check-in sono vuoti ma se vuoi puoi salire sul rullo per i bagagli e pesarti. Le pubblicità mettono malinconia, nessuno le vede, nessuno ci crede. Gli avvoglibagagli non avvolgono un bel niente. Puoi andare quasi dappertutto. Puoi guardare tutti i negozi chiusi (Gallo chiuso, Moleskine chiuso, Intimissimi chiuso, Piquadro chiuso, il Carrefour chiuso), prenderti un caffè nell'unico bar aperto (si chiama Briciole), dove pascolano i poliziotti, i giornalisti, i cameramen, i pulitori, gli operai, i dipendenti della Sea con il loro badge a tracolla. Tutti tranne i passeggeri, accidenti.
Guardi gli schermi delle partenze e degli arrivi, tante righe vuote come il foglio protocollo di uno studente impreparato.
No, attenzione, un volo schedulato c'è: è un Alitalia AZ1285 per Napoli delle 9,30. Ma le 9,30 sono passate da un pezzo, quel volo non c'è, si tratta di un fake, magari di una prova tecnica, di un auspicio, di una scaramanzia. No, anche per oggi non si vola.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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