Le dimissioni di Mario Draghi in Consiglio dei ministri sono arrivate inaspettate. Dopo il colloquio con Sergio Mattarella, sembrava che il premier si fosse preso qualche giorno per rifletterci e, invece, la sua decisione è arrivata immediatamente. Dal Nazareno, fanno sapere che per il Pd "ora c'è solo il lavoro perché mercoledì alle Camere si ricrei la maggioranza e il Governo Draghi possa ripartire. Il Paese piomba in una crisi gravissima che non può permettersi".
Gli interessi del Partito democratico sono vari e non sono orientati solamente alla tenuta della maggioranza del governo Draghi. Enrico Letta ha ben donde di mostrarsi preoccupato per lo strappo del Movimento 5 stelle anche nell'ottica del campo largo per le elezioni del 2023. Nonostante il partito di Conte sia stato decimato dalla scissione di Luigi Di Maio e ora non raggiunga nemmeno il 10% delle preferenze, per Letta quei voti sono oro colato, senza i quali non avrebbe nessuna possibilità di vittoria. Allo stato attuale delle cose, la coalizione compatta di centrodestra è nettamente avanti nei sondaggi e dal Nazareno stanno tentando una rimonta difficilissima, che sarebbe ancora più complicata senza l'appoggio del M5s. Tuttavia, il posizionamento attuale del partito di Conte rende molto difficile l'idea di una possibile continuazione dell’alleanza tra il Pd e il M5s.
Un sentimento espresso chiaramente dai senatori, che oggi in Aula hanno stigmatizzato l'atteggiamento dei loro alleati. La capogruppo del Pd, Simona Malpezzi ha parlato di "scelta sbagliata" dei 5 Stelle di fronte alla quale il Pd non resta "indifferente". Ma c'è chi fa un passo oltre. Come il senatore Andrea Marcucci che mette nero su bianco: "La decisione irresponsabile di M5S chiude definitivamente ogni ragionamento su una possibile alleanza". Il Partito democratico rischia di farsi trascinare verso il basso dal Movimento 5 stelle e consigli (non richiesti) al Nazareno arrivano anche dall'ex segretario dem, ora leader di Italia viva, Matteo Renzi, che ha suggerito a Letta "di uscire dal tunnel della subalternità al fortissimo punto di riferimento dei progressisti (Giuseppe Conte, ndr). Tornate al riformismo che non potrà mai essere populismo".
Sebbene questo sia un tanto dolente e un
problema che Enrico Letta deve risolvere nel breve termine, a stretto giro c'è il governo di Mario Draghi da salvare: "Una cosa per volta, adesso discutiamo del governo che deve continuare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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