Con oltre 25 milioni e mezzo di contagi e 187.850 decessi, per contare solo quelli registrati, l'Italia ricorda i 3 anni di pandemia da Covid-19. Ieri, data in cui si celebrava la Giornata nazionale degli operatori sanitari, ricorre il terzo anno dalla scoperta del primo caso di Sars-Cov-2 all'ospedale Civico di Codogno. «Fu il momento della paura - ricorda il ministro della Salute Orazio Schillaci - l'inizio della pandemia che vide in prima linea i professionisti della sanità», ovvero «donne e uomini che hanno dimostrato professionalità e dedizione fino al sacrificio». Cinquecento di loro hanno perso la vita a causa del virus e circa 474.000 sono stati contagiati. Era il 21 febbraio il giorno in cui arrivò il risultato positivo del tampone di Mattia, presentatosi al pronto soccorso con una polmonite che non rispondeva a cure. Venti giorni prima, l'Oms aveva dichiarato lo stato di emergenza globale per le polmoniti anomale che avevano iniziato a verificarsi nella regione di Wuhan, in Cina. Il problema sembrava lontano anni luce dall'Italia, ma presto si capì che Mattia non era il primo paziente, in Italia, e che il virus trasmesso all'uomo dal pipistrello circolava già da molte settimane nel nord Italia. Seguì la prima Zona Rossa creata intorno a Codogno e altri dieci Comuni limitrofi il 23 febbraio, i militari a presidiare i confini, le strade deserte solcate solo dalle ambulanze, la chiusura delle scuole.
Quindi, il 9 marzo, l'annuncio del lockdown dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte. L'Italia si risveglia in emergenza, tra carenza di mascherine e di bombole di ossigeno, terapie intensive allo stremo, bollettini quotidiani dei contagi in diretta tv e isolamento sociale.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.