L'incubo è il "settembre nero" e altri 2 milioni di disoccupati

Paese in ginocchio, crollano il fatturato delle imprese e i consumi. Da agosto le aziende potranno licenziare

L'incubo è il "settembre nero" e altri 2 milioni di disoccupati

Il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha usato la metafora della «tempesta perfetta». È ciò che potrebbe accadere in Italia a partire dal mese di settembre: perdita di posti di lavoro, calo dei consumi e conseguente chiusura di almeno 270mila imprese. In realtà, la crescita dei disoccupati potrebbe essere superiore, addirittura doppia. Basti pensare che ad aprile il numero delle persone occupate è calato di 274mila unità, mentre c'è stato un forte incremento degli inattivi (+746mila), ossia coloro che non lavorano e non cercano lavoro. I 560mila disoccupati in più stimati dal Def a fine anno appaiono, al momento, una previsione ottimistica

E l'Istat ieri ha confermato che il settore produttivo è in fortissima sofferenza. Ad aprile il fatturato e gli ordinativi dell'industria sono diminuiti rispettivamente del 46,9% e del 49% rispetto allo stesso mese del 2019. Si tratta del peggior dato dall'inizio della serie storica vent'anni fa. Secondo Anfao-Confindustria, l'export di occhialeria, settore di eccellenza del made in Italy, diminuirà del 25% quest'anno, mentre nel mercato interno la contrazione sarà del 10 per cento. Idem per il comparto auto (-71,2% annuo il fatturato di aprile). Ecco perché il responsabile Corporate di Intesa Sanpaolo, Mauro Micillo, ha descritto i prestito da 6,3 miliardi garantito da Sace a Fca come «il più grande intervento di sempre nel nostro Paese a supporto di una filiera». Sono in ballo 650mila posti di lavoro e 1,5 miliardi di investimenti.

Può bastare un prestito garantito dallo Stato a salvare tutto il sistema-Italia? A Milano il 90% degli alberghi è ancora chiuso, a Roma bar e ristoranti lamentano la perdita di due terzi dei ricavi dopo la riapertura. La risposta non può che essere negativa se la Banca d'Italia prevede, nella migliore delle ipotesi, un crollo del Pil del 9% quest'anno. E il 17 agosto scade il divieto di licenziamento imposto dai dl Cura Italia e Rilancio. «A quel punto le aziende interessate cominceranno a licenziare dopo che si sono viste privare della possibilità di attuare riorganizzazioni magari necessarie a preservarne la competitività o la stessa sopravvivenza», spiega Giuseppe Merola dello Studio Pirola Pennuto Zei & Associati aggiungendo che «sarebbe stato meglio potenziare gli strumenti di sostegno per chi perde l'occupazione e gli interventi di politica attiva del lavoro». Difficile che il premier Conte e il ministro dello Sviluppo Patuanelli possano essere sensibili a queste indicazioni se, ancor oggi, persiste la ritrosia nello sbloccare i contratti a tempo determinato «ingessati» a causa della stretta del decreto Dignità.

La «tempesta perfetta», dicevamo. Dai minimi di marzo l'indice S&P500 di Wall Street ha riguadagnato circa il 30%, mentre il Ftse Mib di Piazza Affari ha messo a segno un +25 per cento. L'entusiasmo degli investitori, tuttavia, non pare giustificato tant'è vero che la volatilità (ossia la misura delle oscillazioni dei prezzi) è aumentata notevolmente, mentre il rapporto tra le quotazioni e gli utili attesi è salito a livelli prossimi a quelli del 2000, poco prima dello scoppio della bolla Internet. Il costo dei Credit default swap (derivati che «assicurano» dai fallimenti delle società) è di conseguenza aumentato.

«Se il premio di rischio sale perché ci si attendono fallimenti di massa, allora le quotazioni potrebbero essere eccessive», ha tagliato corto Toby Nangle di Columbia Threadneedle Investments. Un crollo di Borsa «asciugherebbe» la liquidità e, a quel punto, settembre potrebbe essere veramente nero.

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