Linea dura del Parlamento Ue: embargo al gas della Russia. Idea 5s: tagli ai climatizzatori

Passa la risoluzione (non vincolante) a Bruxelles. Ok alla proposta grillina: limiti alle temperature negli uffici pubblici

Linea dura del Parlamento Ue: embargo al gas della Russia. Idea 5s: tagli ai climatizzatori

Serve «un totale e immediato embargo su gas, petrolio e carboni russi» e «l'abbandono dell'utilizzo dei gasdotti Nordstream 1 e 2».

Il messaggio che il Parlamento Europeo, a stragrande maggioranza (513 favorevoli, 19 astensioni e 22 contrari) ha mandato ieri ai governi dell'Unione non potrebbe essere più chiaro: bisogna usare fino in fondo l'arma delle sanzioni per colpire il massacratore di ucraini Putin dove fa più male, e impedirgli di finanziare la sua guerra con i nostri soldi. La risoluzione approvata dagli europarlamentari non ha ovviamente valore vincolante, e la palla passa ora alle cancellerie e al Consiglio europeo, ma il sorriso di Roberta Metsola mentre in aula scoppiava un fragoroso applauso ne sottolinea l'importanza: «Un passo molto significativo, che invia un messaggio chiarissimo a chi si trova sul fronte in Ucraina: ben fatto», dice la presidente del Parlamento.

Significativo anche che tutti i partiti italiani abbiano votato sì al taglio delle importazioni di gas, inclusi quelli (nel recente passato) più filo-putiniani, come Lega, Cinque Stelle e FdI. «Sulla piena solidarietà all'Ucraina c'è un'unità trasversale nell'Europarlamento», dice la vice italiana di Metsola, Pina Picierno. «Con questo voto abbiamo indicato la strada per la Ue del futuro, una Ue forte che dice con chiarezza da che parte della storia vuol stare», aggiunge l'esponente del Pd.

Unica eccezione, Carlo Calenda, che spiega: «Ho votato a favore sulla risoluzione per le sanzioni alla Russia, ma contro l'emendamento che sostituiva le parole embargo prima possibile con immediatamente e totalmente, perché lo ritengo irrealizzabile: serve un piano per sostituirlo, a cominciare dalla riattivazione delle centrali a carbone». Esulta invece Enrico Letta: «I popoli d'Europa dimostrano di essere avanti rispetto alle istituzioni. Sono certo che le decisioni seguiranno e che l'Italia sarà in prima fila».

Ma l'unità trovata nell'aula di Strasburgo si sbriciola subito in patria, dove i partiti che più faticano a schierarsi contro la Russia di Putin mettono nel mirino Draghi per la sua affermazione sulla necessità di fare sacrifici se si vuole la pace: «Pace o condizionatori? Mi pare un interrogativo manicheo», attacca subito Giuseppe Conte, che col premier ha anche i suoi conti personali da regolare. Critiche anche da FdI che parla di «battuta di dubbio gusto». Matteo Salvini, dopo l'attacco contro il governo per la decisione di espellere le spie di Mosca, cerca di evitare nuove accuse di filo-putinismo, e i suoi europarlamentari celebrano il voto della risoluzione contro il gas di Mosca: «Serviva un segnale di unità su nuove misure per colpire il regime di Putin, e abbiamo ribadito la necessità di continuare a sostenere il popolo ucraino contro l'aggressore», dicono.

Intanto in commissione alla Camera viene approvato un emendamento grillino al Decreto bollette che dà l'ok alla riduzione della temperatura negli edifici pubblici per l'inverno prossimo e paletti anche al condizionamento estivo nel 2022.

La norma stabilisce che dal 1° maggio 2022 fino al 31 marzo 2023, «la media ponderata delle temperature dell'aria, misurate nei singoli ambienti per la climatizzazione invernale ed estiva degli edifici pubblici, non deve superare rispettivamente i 19° C +2° C di tolleranza e non deve essere minore dei 27° C - 2° gradi di tolleranza». Dalla norma sono esclusi ospedali, cliniche e case di cura.

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